Sei un bastardo, ma ti amo
Radici,identità e nazioni farlocche. L'ultimo libro di Gad Lerner fa discutere
Nell’immaginario collettivo la parola bastardo è quanto di più lontano esista dal concetto di identità. Il giornalista Gad Lerner l’ha usata per il titolo del suo ultimo libro "Tu sei un bastardo" (Feltrinelli), presentato al cinema Italia di Somma Lombardo, di fronte ad un pubblico numeroso e con la partecipazione dell’ex sindaco Claudio Brovelli e di Angelo Maraschiello.
Un libro che sta facendo discutere molto in un periodo dove le radici, l’identità, la tradizione sono diventati un campo di battaglia politica e terreno di propaganda elettorale. L’esasperazione identitaria colpisce alla cieca, dalla religione al calcio. «Applico il concetto di radici volentieri ai vegetali, meno agli uomini – dice il giornalista -. Dietro l’identità costruita sul passato c’è una grossa menzogna».
Lerner di meticciato e multiculturalità ne sa qualcosa: è ebreo, nato a Beirut , in Libano. La sua famiglia è originaria della Galizia ucraina ed è cresciuto in Italia. Si è sposato due volte con due donne cattoliche e ha cinque figli, «ebrei» sottolinea con un sorriso, anche se nella tradizione ebraica la discendenza è matrilinea. Non porta la kippa e l’apparente fragilità che esprime tutto ciò che è meticcio gli piace molto.
Cita il vangelo secondo Matteo a dimostrazione che la contaminazione e l’ingerenza di diverse culture e religioni è possibile e auspicabile. «Matteo diceva che il buon albero non si vede dalle radici ma dai frutti. Giovanni Paolo II invitava i giovani a non avere paura, un bel messaggio in un periodo storico dove la convivenza tra diversi gruppi etnici viene vissuta con angoscia».
Essere ben disposti verso l’altro, essere aperti alle altre culture non vuol dire nascondere l’esistenza delle degenerazioni: «L’integralismo islamico esiste ed è causa di guerra. Penso anche che sia un segnale di declino sociale e culturale di quel mondo. È una deformazione di chi continua a guardare al passato e non al futuro».
Oggi le diaspore si sono moltiplicate grazie alla facilità di spostamento e questo è vissuto come un problema da chi non si è mai mosso da casa. «Nascono così gli slogan "padroni a casa nostra" o il mito di una padania inesistente. Oggi per qualcuno è redditizio essere imprenditori della paura in politica. E se fosse vero che siamo di fronte ad uno scontro di civiltà, sarebbe già scoppiata la guerra civile».
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