Contro la siccità un bagno di realismo

Dove si sbugiardano i riccastri da Billionaire, si scopre il federalismo ortofrutticolo e si apprezza la scuola di Vittorio Feltri

A quanto pare, Bill Gates non si è mai sognato di dire che lui non avrebbe più messo piede in Sardegna per fare un dispetto al presidente della Regione Renato Soru e alla sua tassa sul lusso. E così i riccastri italiani, che spendono in una serata al Billionaire la metà del prodotto lordo della Lituania, restano gli unici a frignare perché viene chiesto loro di pagare qualcosa alla collettività per godere di un paradiso per privilegiati. È una storiella molto istruttiva, quella di Bill Gates, della Sardegna e dei proprietari di ville e yacht che vogliono farsi passare per tartassati dai comunisti. A questo proposito sentite questa: il nuovo cancelliere tedesco Angela Merkel, alle prese con problemi di debito pubblico meno gravi di quelli italiani, ieri ha deciso di aumentare l’Iva dal 16 al 19%. Non risulta che i tedeschi abbiano occupato le piazze.

SIX METERS UNDER – Giratela come volete, prendetevela con lo scarso senso civico, con gli sprechi, con il padreterno, col surriscaldamento del pianeta, ma la penuria d’acqua che dalla sera alla mattina ha gettato nello psicodramma Varese ha una sola spiegazione: se in 15 anni la falda acquifera che disseta la città si è abbassata di sei metri – sei metri! – e nessuno se ne è occupato, preferendo architettare tangenziali, teatri dell’immaginario, ponti tra le nubi e funicolari ferme cinque giorni la settimana, la radice del problema è tutta lì. Poi risparmiamo finchè si vuole, emettiamo le doverose ordinanze, multiamo chi trasgredisce ma alla fin della fiera, prima la politica fa un prolungato bagno – è il caso di dirlo!- di realismo e si depura dalla propaganda che ci ha intossicato in questi anni, meglio è per tutti.

IL MELONE TERRONE – Trecento euro di multa a un fruttarolo di Saronno pescato a vendere come meloni siciliani meloni che in realtà venivano dall’Emilia Romagna. Quanto successo a Saronno dimostra che il federalismo, almeno nel mercato dei vegetali è già una realtà. Scherzi a parte, la storiella induce a qualche riflessione: fermo restando il diritto del consumatore a mangiare pomodori di Pachino che non vengano da Pechino, viene da chiedersi tra quante e quali leggi, spesso le più assurde, talvolta spassose si dibatte la nostra vita quotidiana. E anche questo fondamentalismo gastronomico applicato all’umile melone, come tutti i fondamentalismi, alla fine pesa un po’ sulle balle. In fin dei conti trattasi pur sempre di frutta e verdura.

FELTRINO – Avete fatto caso ai titoli di prima pagina della Prealpina negli ultimi tempi? E’ tutto un fiorire di “il Mortadella”, “il Berlusca” e “cominciamo bene” di qua e “la stangata” di là con un abbondante contorno di indignati punti esclamativi. Tutto intonato, insomma, al maschio e schietto sbraco da bar sport di cui Libero di Vittorio Feltri è da qualche tempo il protagonista indiscusso. L’ansia di mirare alla pancia del lettore, però, gioca anche brutti scherzi: mercoledì scorso un titolo di prima pagina sparava: “Badanti con il marchio, parola della Bindi”, dove delle umili ma generose signore che lasciano il loro paese, le loro famiglie, i loro affetti, per venire a dare affetto e attenzione ai nostri anziani, vengono trattate più o meno come una nuova razza di mucche.

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Pubblicato il 17 Giugno 2006
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