Gallarate: priorità alla “questione moschea”
Di Angelo Bruno Protasoni dell'Associazione Mazziniana Italiana
Egregio Direttore,
accettando il Suo invito, io penso che si debba indicare come assolutamente prioritaria, a Gallarate, la rapida e ragionevole soluzione del "caso moschea".
La questione è stata lasciata imputridire, nel corso degli anni, a causa nel noto "veto" leghista.
E non fà purtroppo ben sperare l’annunciata delega alla vigilanza urbana (le chiavi del pollaio consegnate alla faina) proprio a chi, nel partito padano, ha più volte impunemente dichiarato che le norme costituzionali non contano e che, a Gallarate, non ci sarà mai spazio per questa struttura, neanche se in regola con tutte le autorizzazioni.
Restano in ogni caso ancora da chiarire, a questo proposito, tutti gli oscuri retroscena che hanno portato la comunità islamica ad acquistare (pagandolo anche caro) un immobile che è poi risultato invece non utilizzabile, secondo l’interpretazione delle norme di Piano Regolatore che è stata fatta dalla Giunta.
È emerso, a questo proposito, il nome di un ex assessore, ma il fatto non è poi stato definitivamente chiarito.
Resta quindi solo la speranza, a questo punto, che la nuova amministrazione comunale possa finalmente capire tutti i gravi rischi derivanti all’intera comunità da uno stato di tensione che è irresponsabilmente alimentato da pochi estremisti per miserabili interessi di partito.
La stragrande maggioranza della cittadinanza gallaratese (e delle forze politiche che la rappresentano) non è xenofoba e vuole solo vivere tranquilla, senza anacronistici steccati nè rigurgiti razzisti.
Questa maggioranza di cittadini ritiene che i doveri e i diritti debbano essere uguali per tutti gli abitanti, indipendentemente dalla loro origine etnica o dalla loro religione.
Perchè solo in questo clima può svilupparsi una cultura dell’accoglienza e dell’integrazione, presupposto indispensabile per una città ordinata, sicura, civile, europea.
Il compito di chi amministra è quello di risolvere i problemi esistenti, non è quello di crearne di nuovi.
Un’intera comunità democratica non può essere ostaggio di una esigua minoranza che vagheggia sogni isolazionisti e separatiti.
L’auspicio è che le persone di buona volontà e sicura fede democratica possano prevalere e far finalmente affermare la forza della ragione.
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