Agostinelli: «Sul tema acqua anche Busto prende le distanze dal Pirellone»

Rifondazione Comunista rilancia la battaglia per l'acqua come bene non provatizzabile e contro la contestata legge regionale sui servizi pubblici, già impugnata dal governo

Nella lotta serrata per il controllo degli acquedotti, Busto starebbe per "smarcarsi" dal Pirellone. Lo ha annunciato venerdì Rifondazione Comunista, presenti per la stampa il capogruppo regionale Mario Agostinelli (foto), il presidente provinciale Giovanni Bonometti e il consigliere comunale Antonello Corrado.

Lunedì 18 dicembre il consiglio comunale bustese discuterà vari punti attinenti il tema acqua, e fra questi l’adesione all’Ambito Territoriale Ottimale (ATO). L’ATO, struttura per la gestione delle risorse idriche in ambito sovracomunale, coincide territorialmente con l’intera Provincia – nonostante la "ribellione" di vari Comuni del Tradatese intenzionati a fare da soli. Nella convenzione d’adesione degli enti locali all’ATO si cita la legge regionale 18/2006,
in vigore, ma sub judice poichè su iniziativa di Rifondazione, sostenuta da tutta l’Unione lombarda, è stata impugnata dal governo di
fronte alla Corte Costituzionale. Questo perchè la normativa obbliga a mettere a bando di gara, e dunque a privatizzare, i servizi di erogazione
dell’acqua agli utenti finali, dividendoli in modo netto dalla gestione
delle reti.

Ebbene, la Commissione consiliare Ambiente del Comune di Busto ha messo da parte la nuova legge e  deciso invece di basarsi sulla precedente legge regionale 26/2003, che a differenza di quella nuova non obbligava i soggetti pubblici alla gara d’appalto per i servizi idrici. «Busto ha preso in mano la situazione autononomamente» osserva compiaciuto Agostinelli. Inoltre all’esame del consiglio comunale andrà una risoluzione del PRC per mantenere pubblico il controllo del ciclo dell’acqua, dalla captazione all’erogazione; e si intende intodurre questo principio nello Statuto comunale tramite apposita delibera.

«Nessuna legge europea obbliga a separare gestione delle reti ed erogazione» argomenta il capogruppo del PRC in Regione. «L’Europa riconosce agli enti locali la possibilità di non sottoporre a gara pubblica la gestione di servizi essenziali che forniscono in modo diretto». Per Agostinelli la legge regionale sui servizi pubblici espropria gli enti locali, sottoponendoli ad obblighi e vincoli che per i cittadini si tradurrebbero nell’avere come referenti per la bolletta non più il Comune e le sue controllate bensì… le banche finanziatrici delle nuove multiutility o, peggio, di grandi gruppi esteri, con tutto quel che ne segue, in primis il prevedibile aumento delle bollette. «Attendiamo sviluppi da Roma» annuncia Agostinelli: il decreto,  previsto nel programma dell’Unione, che dovrebbe "blindare i rubinetti" sancendo il carattere di bene comune e pubblico dell’acqua, tarda però ad arrivare. A livello locale, invece, «varie province ed ATO tengono duro nonostante le pesanti pressioni del Pirellone: da Lodi, che ha già reso pubblico tutto il ciclo dell’acqua, a Mantova, Cremona, Milano provincia, Lecco…»

Nel Varesotto la battaglia è apertissima. Se il centrosinistra è schierato a difesa dell’acqua come bene pubblico, nel centrodestra non mancano le divisioni, esemplificate dalla figura del sindaco leghista di Tradate Stefano Candiani, sostenitore a spada tratta del medesimo principio. Intanto, con la nuova legge in vigore, scatta il mercato dell’acqua; e già, ad esempio, Agesp ha stretto con il Comune di Venegono Superiore un contestato accordo per la gestione dell’acquedotto. Motivo in più, sottolinea il venegonese Agostinelli, per far sì che si segua l’esempio bustocco, ossia la convenzione di adesione dei Comuni all’ATO prescinda dalla nuova legge regionale posta sub judice.

Bonometti, buon ultimo, rincara la dose sullo "scippo" di poteri agli enti locali: «non il testo della convenzione, ma l’assembea dei sindaci dell’ATO deve avere l’ultima parola. La Provincia di Varese ha costretto i Comuni, invece di dialogare. Del resto, qui non si è ancora vista una sola privatizzazione di servizi che li abbia migliorati o abbia ridotto i costi. Perfino alla Bocconi hanno capito questo punto, la privatizzazione non migliora il servizio… Anche negli Stati Uniti l’acqua è gestita da società pubbliche».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Dicembre 2006
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