Caro Rutelli, la paura di contarsi non paralizzi la nostra libertà
Lettera aperta del consigliere regionale Giuseppe Adamoli al segretario della Margherita
Caro Rutelli,
Arturo Parisi ha dunque ritirato la sua mozione congressuale sottoscrivendo la tua in cambio di un rafforzamento – teorico – della linea verso il Partito Democratico. Tra le ragioni di questo gesto la paura di contarsi è stata quella decisiva. Sul piano numerico avrà ragione poiché il consenso sarebbe stato modesto ed ora disporrà, malgrado le smentite di rito, di una quota garantita per la sua componente negli organismi dirigenti. E sul piano politico? Davvero una mozione unica dà conto degli umori e delle tendenze presenti nella Margherita?
La stessa critica verso Parisi va però rivolta, anzitutto, a quella parte della Margherita che pur coltivando un altro pensiero sul Partito Democratico aveva accettato di nascondersi dentro la tua mozione lasciando senza voce un’area di malessere e scetticismo che andrebbe invece rappresentata alla luce del sole. La motivazione principale di tutto ciò, che tu hai mostrato di incoraggiare, è chiara: all’incontro del Partito Democratico bisogna andare uniti e compatti senza sfaccettature diverse. Chiara ma sbagliata.
L’idea che se un partito si divide congressualmente perde irrimediabilmente l’unità e la capacità contrattuale verso le altre forze politiche è un controsenso. Che credibilità politica avrà il fatto che De Mita e Parisi sosterranno la stessa mozione? E’ solo una mistificazione, peraltro non necessaria perché la grandissima parte della Margherita confluirebbe comunque nel Partito Democratico attraverso un processo complicato e sofferto, ma proprio per questo con un’adesione più consapevole e convinta.
Nell’ultima fase della “Prima Repubblica” alcuni partiti, tra cui la DC, erano corrosi dalla conta interna ad ogni costo, con tanti gruppi che esibivano il proprio gruzzolo congressuale per la contrattazione del potere. Si stava preparando in quel tempo la degenerazione che è poi costata la dissoluzione del sistema che nei decenni precedenti aveva ottenuto grandi risultati per la democrazia italiana. Oggi siamo all’eccesso opposto. Non sarebbe ora che il pendolo si fermasse su una misura di equilibrio e buon senso?
Personalmente sono pervenuto, con una riflessione non priva di qualche tormento, alla condivisione e al sostegno del futuro Partito Democratico. Mi riconosco nella tua leadership, avevo firmato la tua mozione, ma non mi piace il modo con cui si sta costruendo il Congresso. Prima la guerra pubblica delle tessere, aspra ed assurda, poi la sordina alle posizioni differenziate che, se espresse correttamente, sono largamente compatibili. Nel nostro partito dovrebbe scorrere sangue, non veleni o acqua colorata.
Con questi atti alle spalle come faremmo, se fosse necessario, a criticare l’eventuale tentativo dei DS di conciliare l’inconciliabile con un compromesso fra Fassino, D’Alema, Mussi e Salvi, ovvero ad accettare prezzi politici e progettuali troppo alti per tenere dentro tutti?
Il Partito Democratico deve essere il contrario del luogo della confusione e della lotta tra due o più classi dirigenti arroccate sulla difesa della propria base interna tradizionale che trovano l’accordo per la propria sopravvivenza.
Un partito nuovo non può nascere senza l’incontro con tanta gente oggi alla finestra che per entrare chiede chiarezza e novità, non grigia burocrazia. Noi, è vero, i conti con la storia li abbiamo già fatti ma l’obbligo della coerenza è perdurante per chiunque.
Caro Rutelli, il mio appello è semplice. Non lasciare che la paura di contarsi e il posizionamento per il potere paralizzino la libertà di chi crede e milita che è l’autentica legittimazione del Partito.
Giuseppe Adamoli – Consigliere Regionale Lombardia
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