«Era appena tornato dalla casa di cura»

A.B., 47 anni, ha dato fuoco al suo appartamento tre giorni dopoe sservi rientrato: a luglio aveva già minacciato il suicidio

Non era nuovo a comportamenti anormali A. B., il 47enne responsabile dell’incendio che questa notte a Verghera di Samarate ha svegliato un’intero condominio e il vicinato, causando l’intervento di pompieri, Carabinieri, ambulanze. nessun ferito alla fine, ma danni considerevoli (nella foto, la tromba delle scale annerita e danneggiata) e tanta paura. Ora gli inquilini dello stabile, parte di un gruppo di palazzine di edilizia popolare, commentano con rabbia quanto accaduto e colgono l’occasione per richiamare anche l’Aler a una maggiore disponibilità.

«Già nel luglio scorso questa persona aveva dato in escandescenze» raccontano alcuni vicini, mentre nel condominio si lavora sodo per eliminare le tracce dell’incendio. «Si era messo a lanciare oggetti dal balcone, fra cui anche il televisore, e aveva aperto il gas… Anche in quell’occasione era dovuto intervenire il sindaco Solanti per rabbonirlo e convincerlo a farsi ricoverare. Era peggiorato da quando un paio d’anni fa gli è morta la madre, che viveva con lui; non aveva un buon rapporto nè con i fratelli nè con alcuni di noi». A. B. sarebbe poi rimasto alcuni mesi presso una struttura per malati psichiatrici a Somma Lombardo, tornando a casa tre giorni fa. Poi, il folle gesto di questa notte. «Tentativo di suicidio?» dicono scettici i vicini. «Macchè, ha tentato di fare una strage. Se voleva suicidarsi, perchè si è infilato sotto una coperta bagnata nell’unico angolo della casa in cui non infurivano le fiamme?» A salvare la gran parte dei residenti da una brutta fine è stato il vicino che abita accanto ad A.B. Insonne, era ancora sveglio quando a notte fonda, dopo le 4, ha sentito odore di fumo e ha dato l’allarme a tutti avvisando i pompieri.

Come accennato, i residenti ne hanno anche per l’Aler, come è pressochè inevitabile in qualsiasi palazzo di edilizia popolare. Contattare l’ente, infatti, risulta assai difficile: certo quando serve un tecnico viene mandato, osservano, ma parlare con i responsabili è impossibile, al telefono spesso non c’è risposta. «E abbiamo l’ascensore che funziona a singhiozzo da anni… I tecnici arrivano, guardano quattro lampadine, ci dicono che è tutto in ordine, e poi il problema puntuale si ripresenta». Anche l’assessore Michele Carlucci, presente sul posto questa mattina, ha dovuto penare non poco per contattare un resposabile dell’ente in questa giornata festiva e di "ponte": «l’abbiamo trovato grazie a conoscenze e contatti personali, non ai numeri dell’ufficio» fa notare. «Se io non conoscevo certe persone, come lo rintracciavamo?»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Dicembre 2006
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