Il Gattopardo di Barbareschi emoziona Varese

Brillante e intensa l'interpretazione del romanzo di Tomasi di Lampedusa. In replica ancora sabato e domenica

Costumi sontuosi, personaggi passionali e decadenti, una Sicilia dai profumi troppo maturi e intensi, segno di una terra che esplode di vita pur rimanendo ferma nel suo isolamento. Questo è il Gattorpardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e questo è quello che traspare nella coraggiosa trasposizione teatrale di Andrea Battistini, applaudita ieri all’Apollonio.

Oltre al romanzo cui è ispirato, la pièce doveva reggere il confronto anche con i fasti del film di Luchino Visconti, che sicuramente a suo tempo fece sognare molte delle spettatrici in sala. Ma non ha deluso, affatto. A partire dai costumi (di Andrea Viotti) e alla scenografia (Carmelo Giammello), aspetti costruiti intorno ad un taglio cinematografico che hanno ricostruito con dovizia di particolari il palazzo cupo dei Salina. Un palazzo dai fasti gloriosi, che però nella sua decadenza e nella sua polvere segna la fine di un’epoca. La storia, infatti, è quella dell’ultimo Gattopardo, cioè Fabrizio Corbera, ultimo principe di Salina prima dell’arrivo della monarchia italiana.

Il ruolo del protagonista è stato affidato ad un efficace Luca Barbareschi, che ha dato una verve ed una intensità inediti al suo personaggio, reggendo con la sua recitazione tutto il ritmo della rappresentazione, che con le sue due ore poteva rischiare di annoiare il pubblico. Ma non è stato così: la sagacia e le battute brillanti del Fabrizio di Barbareschi, nel primo tempo, e la sofferente rappresentazione della sua caduta fisica, ma mai mentale, hanno tenuto sospeso il pubblico per tutta la rappresentazione.

Perché questo "Il sogno del Principe di Salina" è, proprio come il romanzo, una storia fatta di sospensioni: con un protagonista sospeso tra il bonario e l’autorevole, o tra il brioso e il disperato, con una Sicilia sospesa tra passato e presente (ben consapevole che nulla cambierà), con una storia sospesa tra un’epoca e un’altra. E così come alla sofferenza di Fabrizio, si sostituirà la delusione dell’ultima Salina, la figlia rifiutata dal cugino in favore della borghese Angelica, a una classe dirigente se ne sostituirà un’altra identica, come ai profumi macerati della Sicilia si sostituiranno solo altre fioriture, che macereranno anche quelle.

"È necessario che tutto cambi perché tutto rimanga come prima": il vero spirito del Gattopardo è stato preservato, e il pubblico ha assistito ad uno spettacolo a tratti divertente, sempre intenso. Oltre alla buona fibra di Luca Barbareschi, meritano sicuramente una nota di merito gli altri attori, come una bravissima Alessandra Schiavoni nel ruolo della moglie di Fabrizio, Gugliemo Guidi che ha trasformato padre Pirrone in un personaggio quasi comico senza stravolgerlo, e una perfetta Bianca Guaccero nel ruolo di Angelica.

Chi non ha potuto unirsi ai prolungati applausi di venerdì sera (una sala gremita), è ancora in tempo per godersi lo spettacolo. Questo, infatti, sarà in replica sabato 16 e domenica 17, sempre all’Apollonio di Varese, alle 21. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Dicembre 2006
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