In vent’anni 40 mila vittime

Ricorre la Giornata Mondiale della lotta all'Aids. Il virus miete ancora migliaia di vittime nel mondo. Anche in Italia rimane alto il pericolo soprattutto tra gli eterosessuali

La battaglia contro l’Aids infuria in tutto il mondo.
Le vittorie ottenute negli ambienti della tossicodipendenza e dell’omosessualità sono passate presto in secondo piano davanti alla recrudescenza del contagio tra gli eterosessuali.
Le assordanti campagne di comunicazione in favore di corretti stili di vita non ci sono più e l’eco dell’allarme per il pericolo si è andata smorzando.

Al momento, nel mondo, 39 milioni e mezzo di persone stanno vivendo con l’Hiv. Nel 2006 ci sono stati 4,3 milioni di nuove infezioni, 2,8 milioni delle quali nell’Africa sub-sahariana.
In totale i morti sono stati 2,9 milioni. Questi sono i dati contenuti nell’ultimo rapporto sull’Aids pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’epidemia di Aids in Cina, dove circa 650.000 persone vivono con l’HIV, in particolar modo a causa dell’abuso di droghe, sta raggiungendo "proporzioni allarmanti".
Anche l’Europa non è esente, soprattutto nei paesi orientali, il virus si diffonde a livelli inquietanti: l’aumento sembra essere del 50 per cento rispetto al 2004.

In Italia non si può essere soddisfatti dei risultati, pur importanti, raggiunti: le nuove infezioni da Hiv stimate nel 2006 sono 3.500-4.000.
Nel corso di una serata di sensibilizzazione al teatro del Popolo di Gallarate organizzata da Asl e Croce Rossa, è stato presentato il quadro della situazione : dal 1983 al 30 novembre di quest’anno, nel nostro Paese, sono state colpite dal virus fra 140 mila e 180 mila persone.
Di queste, 110-130 mila sono ancora vive, a fronte di circa 40 mila decessi in poco più di 20 anni, e la maggior parte segue un programma terapeutico di lunga durata.
Il 30-35% è donna.
I casi di Aids conclamato sono circa 25 mila.

Nel corso della serata, comunque, non sono mancati segnali importanti: il virus può essere sconfitto. Il numero dei casi di Hiv e Aids, è, infatti, in calo da oltre 10 anni, grazie alla prevenzione e alle terapie. Si è passati da un picco di 5.600 casi di Aids nel ’95 a 1.452 nel 2005.
Purtroppo, come dicevamo, la battaglia oggi si combatte in un nuovo scenario: circa il 40% dei nuovi casi di infezione da Hiv avviene attraverso rapporti eterosessuali, il 20% attraverso rapporti omo o bisessuali, il 35% per lo scambio di siringhe infette. Si è abbassato il livello di guardia, le nuove frontiere del contagio non sono ancora percepite a livello di società.
Circa il 62% ha una diagnosi di Aids senza sapere di essere sieropositivo. Sempre più rari i casi di Aids nei bambini in Italia, solo 3 nel 2005. In netto calo i decessi, dai 4.335 nel ’94 a 327 nel 2005 e ai 160 al 30 novembre di quest’anno.
Il 20% dei casi di Aids nella penisola si riscontra in extracomunitari, la metà africani.
I soggetti da più lungo tempo a rischio, i tossicodipenenti, possono contare su una rete di assistenza collaudata e funzionante. Tant’è che in provincia, presso i SerT, il 22% dei tossicodipendenti seguiti è HIV positivo, un dato stabile in linea con quello della Regione Lombardia ma comunque al di sopra del dato nazionale che si aggira intorno al 13,5%. Più recente è l’assistenza mirata per i "nuovi obiettivi" del contagio, oggi seguiti in provincia dal servizio MTS dell’Asl (Malattie Trasmissibili sessualmente).

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Dicembre 2006
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