«Sardine che si atteggiano a balene…»

Il senatore della Margherita Paolo Rossi esprime alcune considerazioni in merito alla legge finanziaria appena approvata

Vorrei cercare di analizzare e rispondere alle obiezioni e alle critiche, più o meno accese, che si sono levate all’indirizzo della legge Finanziaria 2007. Certo è che non si tratta di difendere alcune scelte a spada tratta, quanto piuttosto di contestualizzarle: di immetterle, cioè, in un contesto preciso, all’interno della situazione politica ed economica che vive il Paese e nella quale esse si sono generate.

La prima accusa che ci è stata mossa è stata quella di aver prodotto una Finanziaria ideologica, che avrebbe penalizzato tutti i cittadini senza distinzione, frutto sottaciuto di un vecchio adagio che vede il centrosinistra come un ragioniere stanco e demotivato, intento solo a far quadrare i conti. Non è difficile rispondere: dal momento che non esistono Finanziarie non ideologiche. L’attuale manovra, che ha comunque ottenuto il plauso della comunità internazionale e degli organi competenti europei ai fini del risanamento, viene in un momento particolarmente gravoso sia per lo stato dei conti pubblici, sia per l’esasperazione dei toni del dibattito politico che, lungi dall’avvicinarsi alla realizzazione di un bipolarismo effettivo e compiuto, ricalca pedissequamente le divisioni e le frammentazioni sviluppatesi all’interno della società italiana.

L’Italia paga il prezzo di un processo che, negli ultimi anni, ha visto sempre più affermarsi una spettacolarizzazione della politica e una virata dei modi e dei suoi linguaggi sempre più lontani dai contenuti, e dunque dai bisogni effettivi dei cittadini, in senso pubblicitario e cosmetico, e di cui la celeberrima scrivania di ciliegio e il «contratto con gli Italiani» ormai sbiadito, hanno rappresentato il correlativo oggettivo. Pier Ferdinando Casini, in una intervista apparsa nel «Magazine – Corsera» (n. 50, del 14 dicembre 2006) ha affermato: «Berlusconi è entrato nella politica italiana come un gigante e ha venduto benissimo il suo prodotto in questi dieci anni. Però, pur essendo un grande venditore, è meno costruttore di politica». È importante, naturalmente che simili considerazioni provengano da un leader del centrodestra. Perché il punto è qui: in una sostanziale assenza di cultura politica all’interno di Forza Italia, intendendo per cultura politica la capacità dialettica di opporsi e di far valere le proprie ragioni dentro il bene comune e fuori dalle statistiche emerse dai sondaggi. Non esistono riforme o Finanziarie «perfette»: si può tuttavia cercare di dare risposta alle domande che sorgono all’interno di una società sempre più frammentata, ma più queste risposte emergeranno dalla concertazione, dal dialogo e, naturalmente, laddove occorra, da uno scontro duro ma leale, più tali risposte assumeranno valore e non si areneranno nelle distanze che tradizionalmente separano la politica dai cittadini.

Qualcosa è stato fatto. Molto c’è ancora da fare. È stato, ad esempio, assicurato – grazie anche all’apporto dei parlamentari eletti in Lombardia (vedi maxiemendamento, al punto 545) –  il concorso dello Stato al completamento della Pedemontana lombarda: in termini pratici questo ha significato la previsione di uno stanziamento quindicennale che, già dal prossimo triennio, avrà natura progressiva, con 10 milioni di euro a decorrere dal 2007, 30 milioni a decorrere dal 2008 e 40 milioni dal 2009.

Altro punto: la penalizzazione delle classi medie e l’attacco alle famiglie, uno conseguenza dell’altra. Anche qui il problema è a monte. Già da tempo, infatti, si assiste a un progressivo scollamento e a una differenziazione sempre più profonda, che la precarizzazione del mondo del lavoro ha ulteriormente acuito, fra lavoratori dipendenti e lavoratori cosiddetti autonomi. Non è stata nostra intenzione alimentare un sistema repressivo o penalizzare alcune categorie: l’esigenza prima, una volta usciti dall’emergenza, è quella di proseguire nella lotta contro l’evasione ma non accontentarsi, creando uno strumento fiscale in linea coi tempi e con la flessibilità interna, tipologica che ha ormai investito in senso globale una realtà del lavoro che anche all’occhio più distratto appare ormai di sempre più difficile lettura.

È dentro tale quadro di riferimento che deve essere pensato anche l’istituto familiare: in un Paese che ha affitti proibitivi, il problema è aiutare i giovani non a rimanere coi propri genitori fino alle soglie degli -anta, come troppo spesso accade, ma a uscire dalla famiglia, rendersi autonomi e proiettarsi nella realtà produttiva.

L’attuale manovra Finanziaria, in tal senso, non è certamente un punto di approdo, ma si limita a offrire una direzione verso cui procedere: non è possibile battersi per una maggiore equità sociale senza scontrarsi inevitabilmente, com’è accaduto, con gli interessi di parte di alcune categorie.

Si può anche favoleggiare demagogicamente sull’abbattimento delle tasse, ma abbiamo avuto modo di constatare, nel corso della passata Legislatura, che il risparmio presunto, cacciato dalla porta, è rientrato dalla finestra in altra forma, gravando comunque sul portafoglio dei contribuenti (aumenti di luce e gas, nettezza urbana, tasse comunali, inflazione ecc.). Il problema, se mai, è cominciare a pensare a delle riforme serie, che possano apportare benefici sia sulla stabilizzazione di alcuni fattori, sia sulla ripresa di cui si intravedono timidi accenni.

Se si perde di vista l’insieme qualsiasi Finanziaria apparirà «sbagliata», e ogni singolo problema assumerà una sorta di deformazione, come se lo si guardasse dietro una lente d’ingrandimento. In una celebre scena di Licenza di uccidere, primo film della serie di 007, Sean Connery contempla l’acquario del Dottor No. Questi gli spiega che il vetro è convesso, spesso dieci centimetri, e che è questo a creare un effetto di ingrandimento…: «Sardine che si atteggiano a balene, come Lei in quest’isola, dottor No»; «Dipende, signor Bond, da che parte del vetro lei si trovi…». Comprendere le esigenze e i problemi dei cittadini è uno fra i compiti di un buon governo. Tuttavia, non è considerando sardine alla stregua di balene – come vuol far credere il centrodestra – che si può arrivare lontano.

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Pubblicato il 16 Dicembre 2006
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