Stanlio e broglio

Il giornalista Enrico Deaglio ha sostenuto che le ultime elezioni politiche sono state viziate da brogli, lo ha fatto con argomenti a volte suggestivi e volte un tantino forzati (opinione personale) ed è stato chiamato in procura, indagato per diffusione di notizie atte a turbare l’ordine pubblico. Il capo dell’opposizione Silvio Berlusconi, dal palco della manifestazione di una settimana fa ha detto che le ultime elezioni politiche sono state viziate da brogli. Lo ha fatto senza portare alla sua affermazione il minimo straccio di prova, ha ricevuto il plauso entusiasta della folla ma non è stato minimamente chiamato a rispondere della gravità delle sue accuse. Delle due l’una: o Silvio Berlusconi è ormai una macchietta alla quale nessuno dà più credito o qui c’è qualcosa che non torna. Post scriptum per quelli del centrosinistra: quando eravate all’opposizione, non era possibile pronunciare la parola “regime” perchè così si demonizzava l’avversario, si esagerava e bla e bla e bla. Bene, sabato scorso da piazza San Giovanni Prodi è stato accusato di essere un ladro, un vampiro, un imbroglione, un comunista, gli si è stata augurata una morte dolorosa, eppure molti esponenti dell’Ulivo hanno plaudito alla civiltà e alla riuscita della manifestazione. Va tutto bene così?
COL MANGANELLO…TRIONFERA’ – Qui a bottega continuiamo a non capire da dove nasca tutta questa voglia di menar le mani, di digrignare i denti, di fare la faccia feroce che attanaglia il centrodestra a Varese. L’ultima che si è udita è quella di dotare i vigili urbani di manganello. Scusate, ma per fare cosa? Vi risulta che in città esista un’emergenza di ordine pubblico tale da richiedere il ricorso alle mazzate sulla pubblica piazza? O non è piuttosto la solita manfrina buona a lisciare il pelo all’elettorato di riferimento? Il guaio, qui come altrove, è che la decisioni della classe dirigente prescindono da qualunque osservazione della realtà, sono completamente sganciate dai fatti, che il più delle volte non vengono manco considerati. E siccome le parole sono pietre, certe affermazioni sconsiderate finiscono per generare odio, sospetto, paura più di una banda di predoni in carne e ossa. Prendete la cosiddetta emergenza stazioni, dove a sentire certe esternazioni spericolate funzionava una cellula di Al Qaeda. Sono stati mandati sul posto i City Angels (a proposito, buon lavoro) i quali hanno dovuto constatare subito un fatto: non hanno dovuto distribuire nessun ceffone (del resto non risulta l’abbiano mai fatto) ma piuttosto piatti di minestra e parole di conforto.
DUM ROMAE CONSULITUR…- Sì alla fusione tra le aziende del gas di Busto e Gallarate, a patto che il presidente sia di Busto e l’amministratore delegato di Gallarate. Complimentoni. In questa affermazione, uscita in settimana sulla stampa locale, è racchiusa tutta l’arretratezza, la marginalità in cui si dibatte la provincia di Varese, mentre il resto del mondo, a cominciare dalle altre città lombarde camminano con gli stivali delle sette leghe. Comprendiamo che l’argomento non è di quelli più sexy ma proviamo a metterla così: se le aziende pubbliche, comunali, sono forti e coese, avremo meno buche nelle strade, scuole che non cadono a pezzi e più cultura. A Brescia, Bergamo, Como, Mantova ha funzionato così. A Varese siamo stato solo capaci non di fondere le energie ma solo di moltiplicare le poltrone. Per dire: Aspem e Avt fino a vent’anni fa erano una società unica; oggi si sono spezzettate in una dozzina di consigli d’amministrazione, tutti di nomina partitica, tutti buoni solo a mantenere un ceto politico esorbitante. Alla faccia del pragmatismo lombardo. E non veniteci a dire che è qualunquismo.

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Pubblicato il 10 Dicembre 2006
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