«Un asteroide contro la Terra? È possibile»

L’opinione del Gruppo astronomico tradatese di fronte all’ipotesi che l’asteroide Apophis possa colpire la terra il 13 aprile 2036: «L’impatto sarebbe catastrofico, ma ci sono ancora molte incertezze»

Un asteroide contro la terra? Organizzazione di una missione di salvataggio? Lanciare una bomba contro il meteorite per deviarne la traiettoria? Non si tratta di un film di fantascienza come Armageddon o Deep Impact, ma delle ipotesi che gli esperti del mondo scientifico stanno prendendo seriamente in considerazione di fronte all’avvicinarsi dell’asteroide chiamato Apophis. Le opinioni sono discordanti sulle probabilità che questo metorite possa colpire veramente il nostro pianeta, per la precisione venerdì 13 aprile 2036: ci colpirà veramente o ci sfiorerà soltanto? Lo abbiamo chiesto ai membri del Gruppo Astronimico Tradatese, rinomato in tutto il mondo per le proprie scoperte in ambito astronimico e le cui fotografie sono state inserite anche negli archivi della Nasa.


Non si tratta dell’ennesima leggenda metropolitana, Apophis esiste: «Viaggia ad una velocità di 45.000 km/h – spiega Cesare Guaita, presidente del Gat -. Si tratta di un oggetto roccioso con un diametro di 320 metri che, nel caso di un impatto svilupperebbe un’energia di un migliaio di Megatoni, più di 65.000 bombe atomiche come quella che distrusse Hiroshima. L’evento darebbe origine ad un cratere del diametro di 3-6 km sulla terraferma e ad uno spaventoso tsunami se cadesse in un oceano. La notizia della sua scoperta e della probabile collisione con la Terra, con un 3 per cento di probabilità si diffuse già nel dicembre 2004». Insomma, un impatto simile a quello che probabilmente provocò l’estinzione dei dinosauri.
Dal 2004, però, sono in molti ad aver osservato l’asteroide che si sta percolosamente avvicinando. «A questo allarme è seguita una campagna osservativi su scala globale i cui risultati hanno permesso di ottenere dati orbitali più precisi, che hanno portato ad escludere la possibilità di una collisione – prosegue il presidente del Gruppo -. Resta comunque il fatto che questo minuscolo pianetino transiterà a brevissima distanza dal nostro pianeta quel fatidico Venerdì 13 Aprile 2029. Quel giorno, alle 22,21 (ora italiana), Apophis sfiorerà la Terra ad una quota di poco superiore a 30.000 km, al di sotto, quindi dell’altezza dei satelliti artificiali geostazionari». E sarà possibile osservarlo: «avrà una magnitudine di poco superiore a 3 ( tre volte meno luminoso della stella Polare) e apparirà nel cielo notturno dell’ Europa, dell’ Africa e di parte dell’ Asia come una stella in rapido movimento attraverso la costellazione del Cancro, ad una velocità superiore a 40° /ora, più lento di un satellite artificiale ma assai veloce nel campo di vista di un binocolo o di un piccolo telescopio».

Ma è proprio la distanza così ravvicinata con la Terra che desta le maggiori preoccupazioni per un eventuale impatto nel 2036. A causa del il problema della gravità terrestre che potrebbe deviare il corso dell’asteroiede per il tragitto di ritorno. «Proprio il passaggio ravvicinato del 2029 ne potrebbe modificare la traiettoria in maniera catastrofica, facendocelo venire addosso nel passaggio successivo. In sostanza esistono almeno tre date in cui la probabilità di un impatto con la Terra sono maggiori di zero: in primo luogo il 13 Aprile 2036, quindi il 14 Aprile 2035 e il 13 Aprile 2037, con probabilità molto più ridotte. Ecco perchè alla NASA si è cominciato a parlare di una possibile missione di contingenza. C’è però chi ritiene più sensato approfittare dei due avvicinamenti citati prima (2013 e 2021) per studiare a fondo l’ oggetto, con missioni ravvicinate dedicate».


Secondo il Gat, però, non si vive nell’incertezza: «Quando nel 2013 Apophis si troverà ad appena 15 milioni di km da noi, sarebbe possibile posizionare sulla sua superficie un particolare trasmettitore radio che, negli anni successivi, ci permetterebbe di definire con assoluta precisione ogni parametro orbitale. Questo potrebbe automaticamente far chiarezza sul da farsi: assolutamente nulla se l’orbita effettiva si rivelerà sicura, oppure preparare una missione spaziale di salvataggio della Terra in caso contrario. Però, anche sul discorso della missione di salvataggio le opinioni sono molto discordi. Intanto, c’è chi pensa che mettersi in moto dopo il 2013 sia già troppo tardi: una ventina d’anni per allestire una missione cosi complessa potrebbero infatti non bastare. Anche perché ci sono idee molto discordanti su cosa fare. C’è chi ritiene sufficiente tentare di deviare l’asteroide sparandogli contro un missile come quello utilizzato dalla sonda Deep impact contro la cometa Tempel-1, oppure c’è chi ipotizza di distruggere direttamente l’asteroide con una carica esplosiva. Entrambe le soluzioni sono possibile ad una condizione: di conoscere perfettamente le caratteristiche chimico-fisiche dell’asteroide: corpo massiccio, assemblaggio di frammenti, roccioso, metallico?». In qualsiasi caso si può solo rimanere in attesa.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Gennaio 2007
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