Antichi mestieri che danno libertà
Dall'Associazione artigiani un progetto per tramandare l'esperienza e dare un'opportunità di riscatto a chi è in difficoltà
Il maniscalco, l’arrotino, il liutaio. Antichi mestieri, tramandati di padre in figlio, che hanno fatto la storia dei territori. Passioni che il progetto Homo Faber, promosso dall’Associazione degli artigiani della provincia di Varese in collaborazione con la Comunità montana della Valceresio, il Centro Gulliver e il Consorzio di gestione del parco Campo dei Fiori, ha voluto “spolverare” e riscoprire e che hanno ispirato “Crescere nella esperienza” l’incontro che si è svolto questa mattina alle Ville Ponti di Varese.
«I vecchi mestieri sono quelli che hanno in sé quella libertà e quella capacità del fare uniche del loro genere – ha sottolineato Marino Bergamaschi, direttore dell’Associazione degli artigiani della Provincia di Varese – che fanno della manualità la loro arte e che dimostrano come, partendo dal povero, si possano realizzare veri e propri capolavori».
L’intento dell’iniziativa non è solo quello di tramandare l’esperienza ma anche quello di coinvolgere i giovani, le persone disagiate, le imprese e le istituzioni. «Tendere al futuro passando dal passato è la nostra sfida – ha aggiunto Bergamaschi -. Questo fa parte della cultura dell’associazione artigiani che è nata proprio per rispondere alle esigenze più concrete delle nostre imprese». «In un’economia fatta sempre più di nanotecnologie sono i lavori fatti di esperienza ad essere schiacciati – ha aggiunto Luciano Isella, presidente di Opta – Nella nostra associazione però si respira ancora l’aria di questa tradizione ed è questo che ci spinge ad attivarci perché gli insegnamenti non vadano sprecati».
Il progetto ha una durata complessiva di tre anni e si prefigge di trasformare alcune delle problematiche del territorio in opportunità occupazionali ed integrazione socio-economica. Le azioni sono state suddivise in quattro fasi che vanno dalla sensibilizzazione del territorio sugli obiettivi dell’iniziativa alla mappatura attraverso un censimento degli antichi mestieri e dalla formazione alla valorizzazione dei lavori antichi individuati.
«In passato il lavoro caratterizzava le persone – ha concluso Pier Carlo Citterio, referente del progetto per il Centro Gulliver – . Condizionava il modo di relazionarsi con gli altri, creava relazioni. Oggi, forse per colpa di un precariato che rende incerte le competenze di ognuno, è più difficile fare del proprio lavoro un’identità. Al Gulliver il lavoro è l’opportunità di riscatto: saper fare vuol dire imparare a farsi coinvolgere, a mettersi in gioco e a fidarsi degli altri».
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