In via Gioberti tra i prigionieri delle ferrovie

Protestano i residenti degli isolati che finiranno chiusi dai tronchi di raccordo ferroviario tra rete Fnm e FS-RFI

Avevano già protestato vivacemente sabato scorso, in occasione di un sopralluogo dei consiglieri comunali, i residenti di via Gioberti e zone adiacenti. Questa parte della città, infatti, sta venendo imprigionata inesorabilmente fra i binari della linea ferroviaria Milano-Gallarate e i nuovi binari di raccordo con la rete delle ferrovie Nord, in costruzione a partire dalla scorsa estate. Quando, da oltre un mese, sono partiti i lavori per scavare il binario di raccordo che si prevede tagli in due questa stretta ma "storica" via (a quanti rientri di massa dallo stadio Speroni ha assistito, magari a bandiere spiegate come in occasione della promozione in C1, prima che l’anno scorso chiudere il sottopassaggio?), è successo di tutto. Raccontano i residenti, quasi tutti anziani, spesso ultraottantenni, che i lavori di posa delle palificazioni metalliche per sostenere i muraglioni di conteniemnto impiegano trivelle ad aria compressa che sparano sassi come proiettili, alcuni dei quali hanno raggiunto imposte e vetri; in più le vibrazioni e il passaggio di pesanti camion hanno prodotto crepe e danni ai marciapiedi (si veda la galleria fotografica).

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A difendere gli anziani residenti sono ora spesso i figli, che vivono altrove ma qui sono cresciuti. Fra loro Piero Rossoni e Roberta Rimoldi. «Il problema è che una volta chiusa la strada, il progetto prevede di far scavalcare il binario di raccordo da una passerella… con una scaletta a gradini, non esattamente il massimo per degli anziani con la sporta della spesa in mano» lamenta Rossoni. L’ira di residenti e figli è evidente, soprattutto contro l’amministrazione comunale. «Ci siamo visti piovere in testa questi lavori senza preavviso, da un giorno all’altro» sostengono, portando giornalisti e fotografi in tour insieme al consigliere comunale di Rifondazione Comunista Antonello Corrado, che si è impegnato a dar voce a queste persone "imprigionate fra i binari". Saltano fuori fatti paradossali, come un bagno esterno precariamente pencolante a lato dello scavo del binario (che, paradosso dei paradossi, dovrebbe essere "frequentato" da non più di un treno al giorno). «Ci dicono che la pendenza dei binari non può superare l’1,9%, ma è una baggianata» sostiene Rossoni. «Mi sono documentato: la ferrovia elvetica del Bernina raggiunge il 7%, quelle italiane della Sila e di Savona-Cairo Montenotte il 3%…» Si chiede dunque di approfondire magari lo scavo e di rialzare la "gobba" già percorsa della via, salvandola – non è certo la passerella a gradini la soluzione. «Se qui si chiude via Gioberti, per uscire con la nuova viabilità si dovranno fare centinaia di metri e dei gran giri dell’oca: per questi anziani è come essere bloccati qui». «In più», rincara Rimoldi, «finchè qui passavano i tifosi, c’erano vigili e polizia che controllavano: una volta chiuso, qui rischia di diventare il regno di sbandati e tossici».

Per queste ragioni Corrado condanna l’atteggiamento dell’amministrazione comunale, «del tutto contrario a quei principi di partecipazione che dice di seguire», e prevede una manifestazione di protesta, fissata per ora per sabato prossimo 31 marzo. «Mi impegnerò con un documento in consiglio comunale, e se necessario formeremo un comitato per salvare via Gioberti» conclude il consigliere.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Marzo 2007
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