Muore Life. Le sue memorie sul web
Dopo decenni di onorata carriera la celebre rivista fotografica americana chiude i battenti. Ma il suo enorme archivio sarà riversato interamente su internet
Nacque come settimanale nel 1936, diventò uno speciale aperiodico nel 1972, poi un mensile dal 1978 al 2000 e infine un settimanale allegato a diversi quotidiani fino al 2007. Ora chiuderà, definitivamente, alla carta, pur mantenendo la sua fede inequivocabile nella fotografia.
Stiamo parlando di Life, lo storico periodico che ha ritratto un’America, e un mondo, che cambia, e che oggi (martedì 27 marzo) ha annunciato il suo abbandono della carta. La scelta, purtroppo, sembra dovuta agli affari: il business di Life non funzionava più da tempo, e anche come allegato ai quotidiani era ormai superato da diversi concorrenti. Un destino amaro per quella che viene considerata la rivista di fotogiornalismo più prestigiosa degli Stati Uniti.
Creatore di Life fu lo stesso uomo alle spalle del Time e di Fortune, Henry Luce. Il genio dell’editoria acquistò il marchio Life (ai tempi era una rivista illustrata di altro tenore) e, in pieno periodo di grande depressione, offrì un prodotto nuovo che, al momento, non tentava ancora di rappresentare i problemi di attualità. Vennero completamente ignorate, nel primo numero, difficoltà economiche e dittature, così la prima copertina rappresentava la diga di Fort Peck. Ma il formato grafico fece subito scuola: per la prima volta il testo era solo nelle didascalie, per cinquanta pagine di grandi immagini, bellissime.
La cultura dell’immagine, fece scuola. Col tempo, poi Life, si interessò al mondo e alla politica, anche con i primi reportage di guerra, usando l’immagine in modo sempre evocativo, in grado di parlare più di mille parole. Perdere Life è come perdere un patrimonio della cultura dell’ultimo secolo.
E infatti non sarà perso: la vita di questa testata, infatti, proseguirà sui bit. Time (proprietaria del marchio) ha infatti annunciato che l’enorme archivio fotografico del settimanale sarà disponibile gratuitamente, per uso personale, su internet. Parliamo di una collezione di 10 milioni di immagini, il 97% delle quali non è mai stato mostrato in pubblico. Il database conterrà scatti di Alfred Eisenstaedt, Margaret Bourke-White e Gordon Parks.
Già da molto tempo, in realtà, la testata aveva investito fortemente sul web, in perfetta linea con la tendenza attuale. Solo pochi mesi fa, infatti, anche l’editore del New York Times aveva annunciato che tra cinque anni il giornale sarebbe stato solo su internet. Lo scorso weekend, invece, l’ha seguito sulla stessa scia InfoWorld, una delle riviste di informatica più seguite e apprezzate al mondo.
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