“Street art, sweet art”

Prosegue con successo di pubblico la mostra dedicata agli “artisti della bomboletta”. Al Pac di via Palestro, fino al 9 aprile 2007

Saranno pure “graffitari” o, per gli amanti dell’inglese, “writers”. Ma, questo è certo, veri e propri artisti. Perché Atomo, Airone, KayOne, Rendo, Mambo, Led, Basik e gli altri venticinque autori in mostra con le loro opere al Padiglione di Arte Contemporanea di via Palestro nella rassegna “Street art, sweet art” (dall’8 marzo al 9 aprile), altro non sono che autentici esponenti – certo irriverenti, e sicuramente trasgressivi – di quella genuina creatività capace di dar voce a una commistione di ideologie e valori  che in nessun altro modo può essere definita se non accostandola alla pura e semplice parola “arte”.

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Artisti della bomboletta in mostra al Pac 4 di 4

All’indomani della polemica tutt’altro che “sweet” fra Vittorio Sgarbi, “reo” di aver sdoganato un’arte tradizionalmente “da centri sociali”, e il vice sindaco Riccardo De Corato, secondo cui writing e graffitismo arrecano così tanti danni alla città di Milano da dover essere combattuti con multe e regolamenti ad hoc, l’esposizione milanese dedicata ai grandi della bomboletta spray va avanti, e con un buon successo di pubblico. E ciò, ricordarlo è d’obbligo, grazie al supporto di sponsor quali Tod’s, Arterìa e la casa d’aste Porro & C.,  che ne hanno permesso la realizzazione nonostante il budget comunale a “euro zero” dettato dalla necessità di evitare critiche sullo sperpero dei denari pubblici.

In mostra una nuova classe di artisti giovani, irriverenti, critici e fortemente disincantati, figli di un immaginario collettivo creato da pubblicità e televisione e proprio per questo ancora più convinti nel dar voce al loro “sentire” attraverso l’unica realtà davvero libera e quanto mai democratica: la strada, con tutti  gli oggetti che in essa vivono.

La “street art” sospesa fra hip-hop e iper-pop che prende vita fra gli spazi formalmente asettici del museo milanese è dunque il frutto di una mescolanza di idee e forme di comunicazione del tutto nuove, che permettono di passare dalla cultura underground americana alla corrente neo-situazionista e post punk europea dando nel contempo voce all’iperpopolarismo e al crescente antagonismo internazionale. Come dimostrano l’originale albero rovesciato di Marco Teatro, i grandi dipinti in bianco e nero di Ozmo e Aris, i simpatici panettoni-pinguino di Pao, la “casetta” al profumo di zucchero filato di Dado e Stefy, o ancora  gli impegnati graffiti di Blu e Ericailcane. Fra i supporti utilizzati la la tela, certamente, ma anche il legno, la lamiera, le saracinesche e persino i materassi, in un susseguirsi di opere capaci di trasmettere una ventata di curiosa novità e di freschezza così lontana dai contenuti tipicamente concettuali degli artisti già “consacrati” delle più recenti generazioni.

Il percorso espositivo, studiato dal curatore Alessandro Riva con l’obiettivo di mettere in evidenza il messaggio che ciascun lavoro porta con sé, è articolato in differenti sezioni, che raccolgono dai vecchi ai nuovi writers suddivisi secondo il linguaggio figurativo utilizzato. Curioso il Bazar pop up, a cura di Novamusa, che raccoglie oggetti, gadget, accessori e capi d’abbigliamento creati da differenti artisti un po’ in tutto il mondo. Da non perdere anche lo spazio riservato al Professor Bad Trip, recentemente scomparso, fra i più ironici e dissacranti esponenti della cultura underground italiana.

Ad accompagnare l’esposizione, con appuntamento il 15 marzo 2007, una giornata di proiezioni a tema allo Spazio Oberdan di Milano.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Marzo 2007
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