Un Teocoli in grande forma fa cantare i varesini

Quasi due ore e mezza di spettacolo in un Apollonio pieno con il grande showman che passa dal monologo ai suoi personaggi con grande brio e tante risate

Il grande Teo torna e fa il pieno di risate all’Apollonio di Varese. Grande forma ( quasi due ore e mezza di spettacolo), fisico asciutto e la solita mossa iniziale con movimenti alla Celentano hanno aperto nel migliore dei modi il suo spettacolo tenutosi ieri sera venerdì 30 marzo al teatro di Varese davanti ad un teatro pieno. Il grande showman ha saputo essere tale con uno spettacolo diviso in due parti. Nella prima Teo ha fatto rivivere sul palco la sua infanzia da emigrato del sud a Milano. Le difficoltà economiche, lo shock culturale del cambiamento in un epoca in cui nord e sud Italia sembravano due stati separati da migliaia di chilometri, la vita nei quartieri popolari, le gite al mare in vespa. L’Italia degli anni ’60 ce l’hai davanti con la sua capacità di far ridere ma anche di raccontare come eravamo.

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Teocoli all’Apollonio 4 di 21

Più di un’ora di show è incentrato sul suo monologo con un solo intermezzo, la parentesi che non poteva mancare del Derby, il mitico locale milanese di cabaret dove è uscita una e più generazioni di artisti della risata da Boldi a Villaggio, da Nanni Svampa a Pozzetto e Poi Calà e Smaila senza dimenticare il mitico Diego Abatantuono. Ecco che entra, allora, "Ossario" detto Armando, metafora vivente del cabaret vecchio stile. "Ossario è la gioia in persona" e la gente ride. Basta poco e Teocoli sa prendere il minimo spunto per far ridere anche grazie alla grande espressività del suo volto. Con la chitarra di Ossario partono vecchi refrain fatti con Massimo Boldi che Teo, scherzosamente, saluta nella sua clinica psichiatrica dove vive durante l’anno in cui non fa i film di Natale. Con Ossario faano il duo perfetto della comicità milanese. Poi riprende il racconto e ci porta con lui sulle spiagge della Romagna con il primo costume in Terital che ti metteva "in imbarazzo", diciamo così.

La seconda parte è dedicata ai suoi cavalli di battaglia con personaggi che non stancano mai come il mitico Ray Charles che, se non ha proprio quella voce lì, fa ridere per il solo fatto che viene portato dall’assistente fino alla sgangherata tastiera accompagnata da un microfono che non vuole stare su. Il secondo personaggio è introdotto da Marco Milani, alias Mandi, nelle vesti di presentatore dal vestito inguardabile. Teo si trasforma in Tony Dallara e l’orchestrina che lo accompagna quasi piange dal ridere per un’imitazione che crocifigge gli "urlatori" e i loro successi…in Giappone. C’è ancora fiato nei polmoni di Teo che si risparmia per il gran finale inframezzando le lunghe pause di Adriano Celentano prima di arrivare al rush finale. Celentano, però, non manca di far cantare il pubblico a settori con i suoi più grandi successi. Il pubblico prova a stargli dietro ma il "molleggiato" li etichetta come "portoghesi di ritorno da una gita al Sacro Monte".

Quando tutto sembra ormai finito il pubblico lo richiama sul palco per un’ultima immancabile perla: è l’ora di Felice Caccamo, il mitico giornalista sportivo col vestito azzurro e la cravatta con lo sfondo di Napoli, mitico inviato della Gialappas nei primi Mai dire Gol da antologia quando c’erano personaggi come Aldo Giovanni e Giacomo, Gene Gnocchi e Antonio Albanese. Caccamo chiude lo show tra i canti generali di vecchie canzoni napoletane e qui il pubblico, stranamente, non sembra scendere dal Sacro Monte ma direttamente dal Vesuvio con la funicolare. Strani miracoli di Teo in terra varesina.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Marzo 2007
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