Alimentari, la sfida è la tracciabilità
Si è tenuta l'assemblea del gruppo merceologico Univa. Ospite Ethel De Paoli Galli, AD di Tecnoalimenti, società che promuove ricerche industriali per l'agroalimentare
Un Gruppo merceologico che conta in provincia di Varese 26 imprese per un totale di 1.962 addetti. In pratica, una nicchia, ma importante per il sistema produttivo locale, con nomi rinomati, conosciuti non solo in tutta Italia. È quello degli "Alimentari e Bevande" dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, che venerdì 20 aprile ha tenuto nella sede di Varese di piazza Monte Grappa la sua assemblea annuale.
Un appuntamento al quale come relatrice è stata invitata Ethel De Paoli Galli, amministratore delegato di Tecnoalimenti, società consortile per azioni e senza scopo di lucro, con sede a Milano, nata per promuovere, coordinare e realizzare ricerche industriali per il settore agroalimentare. "Lo scopo della nostra società – ha spiegato in apertura agli imprenditori – è di far collaborare industria e mondo accademico nella gestione di progetti di ricerca". Circa una ventina quelli oggi portati avanti, per un totale di 40 milioni di euro di finanziamenti da gestire. Tra questi quello denominato "Traceback", oggetto della relazione proposta ai titolari d’impresa del Varesotto che hanno partecipato all’Assemblea.
Obiettivo finale del progetto: "Garantire la tracciabilità dei prodotti del settore durante i passaggi all’interno della filiera produttiva". Con vantaggi non solo per il consumatore finale "che potrà sapere così cosa sta comprando al supermercato", ma anche per gli stessi industriali, che sono allo stesso tempo acquirenti e produttori. "Per loro il vantaggio – ha spiegato Ethel De Paoli Galli – sarà duplice: da una parte quello di poter avere maggiori dettagli sulla materia prima consegnata dai fornitori e utilizzata per la propria produzione; dall’altra di poter controllare nella fase in uscita, durante la distribuzione, che i propri prodotti arrivino sugli scaffali nelle dovute condizioni". Il tutto "adottando un sistema informatico che attraverso dei chip, ad ogni passaggio della filiera, comunichi in tempo reale le informazioni". In pratica: chi ha prodotto cosa, dove e come e quali sono stati i cambiamenti apportati alle caratteristiche chimiche-biologiche. Ogni step sarà monitorato e registrato: "Dal campo agricolo, al prodotto alimentare finale".
Il progetto coinvolge undici Paesi non solo dell’Unione Europea, la cui commissione lo ha finanziato per un valore di 10 milioni di euro. Oltre a Italia, Germania, Francia, Spagna, Irlanda e Polonia, ne fanno anche parte Stati come la Turchia e l’Egitto.
Tutti interessati ad una tecnologia che, una volta messa a punto, ne è convinta De Paoli Galli, "porterà benefici all’intero settore alimentare". Una realtà che in provincia di Varese ha visto nel 2006 crescere le esportazioni. Il valore dei prodotti made in Varese che hanno varcato i confini nazionali è passato dai 162 milioni di euro del 2005 ai 187,1 milioni di fine 2006. Un balzo in avanti del 15,4% in un anno e del 26,9% rispetto ai 147,3 milioni di export del 2004. Una crescita costante.
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