Città metropolitana, l’Alto Milanese “frena”

Perplessità e timori abbondano al dibattito organizzato da Altomilanese in Rete: assenti il ministro Lanzillotta e quasi tutti i sindaci, si fa viva la Provincia di Milano

Doveva essere un evento, ma ha finito per essere quasi una riflessione in famiglia l’incontro organizzato alla Liuc su Città metropolitana e futuro dell’Alto Milanese. Dopo la "buca" data dal ministro per gli Affari regionali Linda Lanzillotta (la seconda, dopo quella del marzo scorso dovuta alla crisi) hanno latitato anche i sindaci. Giustificato per malattia il "padrone di casa" Fabrizio Farisoglio, l’unico dei suoi colleghi annunciati a presentarsi è stato Gigi Farioli, che ha delegato a parlare il suo assessore al bilancio Alberto Cattaneo (docente proprio alla Liuc) ma ha seguito buona parte dell’incontro fra il pubblico, in cui spiccavano vari volti noti della politica e dell’economia locale. Assenti del tutto i rappresentanti di Gallarate e Saronno; delusi ma per nulla domi gli organizzatori di Altomilanese in Rete, intenzionati a lanciare un "Comitato per l’Alto Milanese" che studi le soluzioni amministrative, istituzionali e politiche per il futuro dell’area.

In assenza del ministro, da cui ci si attendeva una disamina puntuale del "Codice delle autonomie" attualmente in discussione (presentato invece sommariamente da Leonardo Calzeroni di Altomilanese in Rete), l’incontro, da luogo di proposte e confronto, si è dovuto necessariamente risolvere in una presa d’atto della situazione attuale e della ribadita coesione e volontà di collaborazione tra gli enti locali altomilanesi. «Ci dividono solo dei cartelli, il territorio è un tutt’uno» dichiarava per Busto l’assessore Cattaneo, richiamando il valore del piano strategico d’area vasta che 17 Comuni – 10 varesotti e 7 milanesi – andranno a definire. La frase è significativa, come significativo è il commento di Marco Sartori, esponente leghista di Castellanza: «La paura fa novanta: si teme che la Città metropolitana oscuri il territorio altomilanese e la sua identità». Anche per Sartori la risposta del momento è di riunire un tavolo di lavoro fra enti locali che proceda a stilare una scaletta precisa di interventi. Un circondario in autogestione, insomma? Sembra che si proceda in tal senso. L’omogeneità economico-sociale e politica della zona, più volte richiamata dagli intervenuti (per Legnano era presente il vicesindaco Franco Falco), spinge in questa direzione. E, come citava Falco, se Legnano ha rigettato con un ordine del giorno votato in consiglio comunale la prospettiva della città metropoitana, lo ha fatto nel timore di essere ulteriormente isolata dalle realtà vicinissime di Castellanza e Busto, suoi naturali punti di riferimento almeno quanto lo è il capoluogo.

Assenti i sindaci, chi si è fatto vivo per difendersi è stata la Provincia di Milano con l’assessore Daniela Gasparini (foto), che ha la delega all’Alto Milanese voluta dalla Giunta Penati. Per l’assessore la Città metropolitana è una necessità: «bisogna ragionare sull’area vasta, pensate solo alla gestione dei servizi»; ma la prospettiva di un coacervo territoriale esteso da Malpensa all’alto Lodigiano e dominato da una Milano algida e distante, di cui lo stesso assessore lamentava l’incomunicabilità (a livello di Comune) persino con l’immediato hinterland, qui non va proprio giù. «Nulla si può fare senza l’assenso dei Comuni» tranquillizza Gasparini, riferendo che comunque occorrerà del tempo perchè si arrivi all’istituzione della città metropolitana; in quel periodo si potrnano convocare gli enti locali per definire le modalità di gestione dell’ente.

Modalità che sono poi la chiave del tutto, come riferiva Sergio Zucchetti del CeRST (Centro ricerche sviluppo territoriale) della Liuc: «La questione non è dire sì o no alla città metropolitana, ma stabilirne le condizioni». Le domande alla base di tutta la vicenda sono molto complesse, infatti: «Quali regole per il nuovo ente? Come definirne i confini? E infine, come rende coeso l’Alto Milanese dal punto di vista istituzionale?» La buona volontà politica c’è: per ora ci si può aggrappare, sottolienano gli organizzatori del dibattito, ad un comma del Codice delle Autonomie che incentiva la gestione associata e di varie funzioni fra enti locali diversi, una sorta di governance locale volontaria. da qui, forse, potrà partire il rilancio di un territorio spaccato in due da un muro tanto invisibile quanto assurdo.

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Pubblicato il 14 Aprile 2007
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