Inter, i gufi son serviti

I gol di Perrotta, Totti e Cassetti inchiodano l’Inter sul 3-1 e allontanano la festa scudetto. La delusione dei tifosi, il deserto in piazza Duomo

Doveva essere la serata dei festeggiamenti, della gioia più sfrenata. La serata di una Inter finalmente corsara, finalmente grande, capace di allontanare, una volta e per sempre, le nubi del passato, le ombre di una storia, quella degli ultimi 18 anni, costellata da troppe amarezze e delusioni.

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E invece, ancora una volta, i tifosi nerazzurri dovranno saper aspettare. Non molto, probabilmente, per male che vada non più di una decina di giorni. E poi sarà festa grande, festa vera.

Ma la prima sconfitta in campionato, rimediata proprio nel giorno che doveva coronare il sogno e subita, per giunta, per mano della squadra seconda in classifica,  suona un po’ di beffa. E i tifosi lo sanno molto bene.

Non che molti non se l’aspettassero, per carità. Ieri pomeriggio, mercoledì 18 aprile, aggirarsi per piazza Duomo fra le 17.30 e le 19.00 significava imbattersi in un vuoto pneumatico. Qualche turista, gli operatori delle varie televisioni pronti ad immortalare la festa nerazzurra, i proprietari dei botteghini con bandiere e striscioni rigorosamente “made in Inter”, lo “scheletrone” di Palazzo Reale insolitamente abbandonato dai curiosi di ogni età e paese. E alcuni tifosi – pochi – accovacciati sui gradini del Duomo e riconoscibili soltanto per l’aria seria e la radiolina piantata nelle orecchie.  I gadget per la festa scudetto stavano rigorosamente ripiegati negli zainetti, infilati nelle tasche, nascosti sotto felpe enormi e forse un po’ fuori luogo per questo torrido inizio di bella stagione.

“E’ scaramanzia – ci ha raccontato Cristina, ventiduenne torinese, arrivata apposta a Milano per festeggiare il quindicesimo titolo italiano – perché negli ultimi anni le occasioni importanti le abbiamo spesso, purtroppo, mancate. Io facevo parte del gruppo di interisti andati a Roma in quel fatidico 5 maggio di cinque anni fa. Ora per festeggiare aspetto il risultato”.

Il primo gol è a favore della Roma. Perrotta insacca e la piazza si gela. Alcuni ragazzi strabuzzano gli occhi, altri si alzano nervosamente e si allontanano, alcuni preferiscono entrare in Duomo, chissà che una raccomandazione lassù non possa servire a qualche cosa.  E infatti passano pochi minuti e arriva il pareggio di Materazzi. Un camioncino dell’Amsa lancia cinque colpi di clacson, qualcuno estrae le prime bandiere, i giornalisti accendono telecamere e proiettori.

“Dai che ce la facciamo” – commenta qualcuno. Eppure le parole della radiocronaca non sono molto confortanti, l’Inter attacca ma spesso incespica, la Roma si difende bene, Figo si supera ma predica nel deserto. Arriva la punizione al limite dell’area e il gol – su deviazione – di Totti.

“E’ finita” – dice Enrico, varesino e interista da più di una generazione, fermatosi apposta a Milano dopo il lavoro per partecipare alla festa scudetto. “Ci siamo fatti prendere dalla paura e abbiamo giocato male, sarà per la prossima volta”. Si alza e abbandona definitivamente la piazza, e come lui decine di tifosi che lasciano San Siro e invadono autobus, treni e metropolitane. Giusto in tempo per non dover assistere la terzo gol della Roma, quello di Cassetti. “I gufi sono serviti”, gridano in molti sulla via del rientro, “saranno contenti i milanisti”, dice qualcun altro. Ironia della sorte, i botteghini di piazza Duomo espongono timidamente qualche bandiera del Milan, perché “gli affari sono affari”, replicano allo sconcerto di chi osserva.

La calda serata milanese si conclude dunque fra striscioni arrotolati, piazze e vie deserte, e la rabbia dei tifosi che non esitano ad apostrofare malamente Mancio e compagni. A sorridere, per il momento, in piazza Duomo, è solo l’altra metà del cielo milanese, quella che di colori fa rosso e nero. Insieme con la mucca “Gringo”, da qualche giorno collocata, per la rassegna “Cowparade”, nella fermata della metropolitana proprio sotto la Madonnina. E che di colori, per dovere di cronaca,  fa bianco e nero.

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Aprile 2007
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