L’Iran tra poesia e politica: Bijan Zarmandili a “Scrittori&Giovani”

Giornalista e romanziere, è uno dei maggiori conoscitori ed analisti della realtà iraniana contemporanea e del regime di Ahmadinejad

«Nel corso degli ultimi 25 anni, il regime iraniano si è fondato sull’egemonia del clero sciita, se di qualche divisione si poteva parlare, essa era sempre interna alla dialettica degli uomini religiosi sciiti – divisi magari tra riformatori e conservatori, tra sostenitori di una linea pragmatica e fautori di una linea ideologica. Oggi, con Ahmadinejad, sta accadendo qualcosa di nuovo: la generazione di militari e paramilitari cresciuti durante la guerra tra l’Iran e l’Iraq e che, all’epoca avevano vent’anni, è arrivata a chiedere il conto. È una generazione che sente di essere diventata ormai una casta all’interno della società iraniana che è in grado di pretendere un ruolo pari a quello del clero sciita. Attualmente a tenere uniti militari e islamisti è il forte legame con il khomeinismo. Non è detto però che, in prospettiva, non nascano contraddizioni e conflitti riguardo la gestione del potere».

È l’analisi lucida e competente sulla “polveriera” iraniana formulata da Bijan Zarmandili, scrittore e giornalista nato a Teheran, ma da molti anni legato all’Italia, dove ha studiato architettura e scienze politiche e dove è diventato uno dei maggiori esperti di politica mediorientale per Repubblica e l’Espresso.

Zarmandili è a Novara giovedì 26 e venerdì 27 aprile nell’ambito del festival della letteratura “Scrittori&Giovani” promosso dalla Provincia di Novara.

L’incontro con l’autore iraniano (che si terrà giovedì sera alle 21 al Conservatorio Cantelli per tutto il pubblico, mentre venerdì mattina al Fauser per gli studenti delle scuole medie superiori) sarà senza dubbio uno dei più stimolanti tra quelli in cartellone. La personalità dello scrittore, che è stato per vent’anni fra i quadri dirigenti della sinistra iraniana in esilio e ha partecipato all’opposizione iraniana al passato regime dello scià, è infatti di grande fascino, tra l’attenzione e la militanza sui temi politici di grande attualità e la scrittura creativa. Zarmandili infatti, oltre che di numerosi articoli e di saghgi politici è autore di due romanzi: il primo è La grande casa di Monirrieh (Feltrinelli, 2004), mentre la sua ultima fatica è L’estate è crudele (Feltrinelli, 2007). In questo libro Zarmandili racconta la storia di un amore nato e finito ai tempi della repressione in Iran: Parviz e Maryam si sono conosciuti a Roma. Poi lei è tornata nell’Iran dello scià e lui la raggiunge. Ma la polizia segreta rende l’incontro fra marito e moglie un’odissea. Entrambi sembrano mettere l’attività politica davanti a tutto, ma il figlio che dovrà nascere raddoppia le priorità. La repressione è più forte degli ideali e dell’amore. In un finale tragico e dolcissimo ritornano i versi della poetessa Forugh Farrokhzad. La poesia, infatti, che della cultura persiana è elemento fondante, è un fil rouge che attraversa il romanzo dandogli luce e spessore.

Un appuntamento davvero da non perdere.

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Pubblicato il 24 Aprile 2007
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