“La crisi idrica ha nome e cognome”

I consiglieri di minoranza di Villa Recalcati attaccano il centro destra: «È scorretto che un servizio pubblico così importante sia compromesso per motivi politici»

«Ma quale siccità, la crisi idrica ha nome e cognome: Lega Nord e Forza Italia». Sulla questione acqua, ripresa oggi dai consiglieri della minoranza di Villa Recalcati, potrebbe giocarsi una parte importante della campagna elettorale per le provinciali.
Gianpietro Ballardin, capogruppo dell’Ulivo in consiglio provinciale non ha dubbi, per lui il problema idrico è prima di tutto politico
«È scorretto che un servizio pubblico così importante sia compromesso dall’incapacità di trovare un accordo tra le forze che governano il territorio: i partiti del centro destra sono in difficoltà nello spartirsi le cariche con più potere».

«L’Ato (ambito territoriale ottimale, ndr) c’è ma non partirà finchè non sarà completato il piano d’ambito – ha aggiunto Paolo Rizzolo della Margherita -. Per mettere in rete le fasi di captazione, distribuzione e depurazione dell’acqua su tutta la provincia è necessario che tutti i comuni sottoscrivano questo documento. Ma questo finora non è avvenuto e questo ritardo ci ha perfino fatto perdere degli importanti contributi comunitari: 4 milioni nel 2004, altri fondi negli anni successivi per non parlare dei soldi accantonati dai comuni che sono fermi nelle casse dell’Ato in attesa che ci si metta d’accordo». 
Del piano sull’acqua si discute da tempo: è stato elaborato da un’assemblea dei sindaci del territorio e da un comitato ristretto ma, al momento dell’approvazione, non tutte le amministrazioni locali si sono dimostrate d’accordo. «Realizzare un servizio comune per tutta la provincia significa metterlo in società – ha precisato Gianpaolo Livetti consigliere di Rifondazione Comunista – perciò mettere in comune utili e perdite. Si sa che i sistemi fognari costano molto e non si vedono: molti hanno preferito perciò investire le loro risorse in altri campi. È per questo che alcuni comuni stanno temporeggiando. Si potrebbe però proporre di iniziare a mettere in rete i paesi che hanno sottoscritto il documento lasciando agli altri la possibilità di aderire in futuro». Dai dati nelle mani dei consiglieri lo stato di salute degli acquedotti in provincia è preoccupante, tanto che si parla di un livello di perdite di risorse che va dal 30 al 40 per cento. «Molti comuni, convinti in un prossimo intervento, hanno rimandato gli interventi sulla loro rete idrica – ha concluso Livetti -. La situazione così non può che peggiorare ma la colpa non è solo dei comuni. L’assessore Pintus se la prende con i sindaci ma sbaglia: è proprio lui che dovrebbe portare a termine il suo lavoro e convincere gli amministratori più diffidenti». 
 

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Aprile 2007
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