Legambiente e i progetti per Chernobyl

Varie le iniziative dell'associazione a venti anni di distanza dal disastro nucleare

“E’ preoccupante che i governi locali e la comunità internazionale destinino sempre meno risorse, assistenza e sostegno alle popolazioni duramente colpite dagli effetti della catastrofe” denuncia Maurizio Gubbiotti, Responsabile del Dipartimento Internazionale di Legambiente.
L’associazione, ha illustrato oggi a Milano il dossier depositato al Parlamento Europeo sulle conseguenze del più grave incidente nucleare della storia. È intervenuto all’incontro l’europarlamentare Vittorio Agnoletto, autore di un’interrogazione all’assemblea di Strasburgo in merito a Chernobyl. “La tragedia deve servire da monito per  l`Unione Europea – ha dichiarato Agnoletto – in primo luogo, nell’impegno a stanziare al più presto i fondi per la messa in sicurezza del sarcofago che contiene il reattore. Quindi, nella bonifica della zona e nei progetti di sostegno alle comunità locali. Infine, ripensando alle politiche energetiche europee: rilanciare il nucleare significa mettere a rischio le vite di milioni di persone”.
Le conseguenze del fall-out che ebbe origine per l’esplosione del 4° reattore della centrale ucraina sono state particolarmente pesanti per la popolazione e per il territorio bielorusso, dove si è avuto il 70% della ricaduta radioattiva che ha contaminato una superficie pari al 23% del territorio nazionale, ma gravemente colpiti sono anche i territori confinanti di Ucraina (dove si trova il reattore di Chernobyl) e Russia. Oltre la metà dello iodio e del cesio presenti nel nocciolo al momento dell’esplosione e del successivo incendio sono stati dispersi nell’ambiente, insieme ad altri radionuclidi e gas radioattivi responsabili di una attività di 11 Ebq (un miliardo di miliardi di Bequerel). Purtroppo la situazione a 21 anni di distanza rimane pressoché immutata. Sette milioni di persone sono ancora esposte al rischio di contaminazione da isotopi a lungo decadimento in un’area contaminata estesa quanto l’Irlanda, ed emergono nuove problematiche sanitarie, non riferite solo a patologie tumorali, e maggiormente legate all’età adulta.
“Anche per questa ragione, dopo aver ospitato oltre 25.000 bambini nell’arco di 13 anni, abbiamo deciso di interrompere i progetti di accoglienza – ha spiegato Angelo Gentili, responsabile nazionale Legambiente Solidarietà – e concentrarci invece sulla cooperazione in azioni di risanamento in loco. Sono 298.000 i bambini residenti in zone contaminate della Bielorussia che avrebbero diritto a partecipare a programmi di risanamento. Nel 2005 solo il 18,8% di loro ha beneficiato di un soggiorno all’estero: è evidente quanto sia elevato il numero di bambini rimasti esclusi da questi programmi”.
Legambiente promuove dal 2000 diverse campagne d’indagine scientifica in Bielorussia. Con la collaborazione dell’ARPA Emilia Romagna ha realizzato un Progetto di monitoraggio radiometrico in alcune province della Regione di Gomel, per verificare i livelli di radioattività a cui la popolazione è esposta, progetto condiviso con un Ente statale di Minsk. La maggiore fonte di pericolo arriva, oggi, dal cibo prodotto nelle aree colpite dall’esplosione, in cui si registrano alte quantità di Cesio 137 e sono circa 4.000 i decessi attesi per esposizione alle radiazioni dovute all’incidente.
Legambiente inoltre ha realizzato il Progetto dell’ambulatorio mobile, con l’obiettivo di attivare un servizio in grado di effettuare interventi di prevenzione e di diagnosi precoce su tumori e patologie tiroidee in zone remote.
“Legambiente Lombardia ha seguito con attenzione la fine del progetto d’accoglienza e la nascita di progetti di risanamento in Russia e Bielorussia – ricorda Barbara Meggetto, responsabile progetto Chernobyl in Lombardia – Il metodo è cambiato ma il nostro impegno riguardo ai problemi dei bambini e della popolazione che vive in zone a rischio rimangono costanti. Chernobyl continua a rappresentare un severo monito: occorre uscire definitivamente dal nucleare e intraprendere con coraggio l’era  delle energie rinnovabili, per salvare il clima e non incorrere in altrettanto gravi rischi di emergenza radioattiva”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Aprile 2007
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