Linea Cadorna, l’impresa accusa:«Quanta leggerezza nel rilasciare i permessi»

Il caso delle villette al posto della linea Cadorna torna a far discutere. La Gen.Co si difende con un memoriale mentre la procura indaga su varie ipotesi di reato

Nessun indagato in via ufficiale  e cinque notizie di reato. Quello che potrebbe sembrare il titolo di uno spettacolo teatrale è la lista delle ipotesi di reato sulle quali sta indagando la procura di Varese nella vicenda della linea Cadorna a Voldomino: violazione della legge del codice dei beni culturali, distruzione e deturpazione di bellezze naturali, violazione della legge sulla tutela del patrimonio storico della prima guerra mondiale, violazione del testo unico in materia di edilizia, inosservanza delle disposizioni e di provvedimenti di Autorità giudiziaria. L’elenco freddo lo fanno gli avvocati del collegio difensivo di Domenico Buccinnà, proprietario della Gen.Co, impresa proprietaria del terreno nel quale esiste da quasi cento anni un tratto in galleria di linea Cadorna e dove stavano per essere costruite sei villette.

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Colata di cemento sulla linea Cadorna 4 di 13

«Stavano per essere costruite perchè ora l’amministrazione comunale ha deciso di ritirare tutti i permessi che aveva rilasciato in precedenza, forse con troppa leggerezza – ha spiegato l’avvocato Davide Compagnoni durante la conferenza stampa che ha rotto il silenzio sulla vicenda – gli stessi permessi che aveva rilasciato negli anni precedenti compresa la dichiarazione di inizio attività». Gli avvocati della Gen.Co puntano il dito in primis verso l’ufficio tecnico del comune di Luino:«Qualcuno ha agito con troppa leggerezza e ha anche dichiarato il falso – continua Compagnoni – e mi riferisco al responsabile dell’ufficio tecnico Introini che ha dichiarato di non sapere dell’esistenza delle gallerie in questione.Stesso discorso vale per il geometra Mario Caccia che ci ha assicurato che non c’era nessun vincolo su quel terreno».

Ma la storia parte da lontano (nel ’99 il terreno passò, incredibilmente, da verde protetto a edificabile)  e vede coinvolti altri personaggi dell’amministrazione:«Il primo a conoscere quel terreno è stato l’attuale assessore Paolo Gobbato che in qualità di geometra ha redatto due perizie asseverate che stabilivano il valore di quel terreno – prosegue l’altro avvocato Vincenti – e per redarre le quali era necessario sapere cosa c’era in quel posto. Inoltre lo stesso Gobbato, già assessore, ha assistito il geometra Mario Caccia, direttore del cantiere con la precedente proprietà Edil 2000, nella stesura del progetto».

La Edil 2000 acquistò il terreno nel novembre del 2005 per 165 mila euro con il progetto delle villette e lo rivendette quattro mesi dopo alla Gen.Co per 274 mila euro tutto incluso, compresi i permessi di costruzione e il geometra Caccia . «Il cerino è rimasto in mano a noi  – commenta Domenico Buccinnà (foto in alto)- con un danno non indefferente perchè parliamo di un’operazione del valore di 1 milione e 600 mila euro di mancati introiti e 50 mila euro di oneri di urbanizzazione da versare al comune di Luino dei quali 25 mila già a disposizione delle casse comunali. Un’impresa non sana avrebbe rischiato il fallimento». A questo punto il collegio di difesa prenderà le proprie contromisure:«Dal comune, compreso il sindaco, non abbiamo ricevuto alcun segnale  – sottolinea Compagnoni – ora partiranno una serie di azioni civili nei confronti di tutti i soggetti coinvolti. Tutto quello che abbiamo detto qui è nel memoriale consegnato alla procura». La vicenda si riapre, dunque, su tutti i fronti in attesa che la Sovrintendenza dei beni culturali si esprima e che l’indagine della procura produca i primi effetti.

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Pubblicato il 11 Aprile 2007
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La Linea cadorna prima delle ruspe 4 di 12

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