Luce, testimone della storia varesina
Coontinuano le attestazioni di solidarietà al settimanale cattolico che rischia la chiusura dopo quasi un secolo di attività
Riceviamo e pubblichiamo
Caro direttore,
le nubi che si addensano sul Luce non possono non preoccupare tutte le persone che vedono nel pluralismo informativo il tratto caratteristico delle società democratiche. La scomparsa di un giornale – ma spero tanto che non sia così – non è una perdita soltanto per chi in qualche modo si identifica con la sua linea editoriale complessiva ma per tutti, dunque anche per i suoi avversari e contestatori. E’ un vulnus all’intera collettività .Lo è in modo particolare per il quasi centenario "settimanale cattolico" che è stato, nella sua lunga vicenda, testimone di tutte le stagioni della storia in cui si è costruita l’identità complessiva dei nostri territori e di brani importanti dell’Altomilanese. Con alterne fortune editoriali, il Luce è stato comunque un punto di riferimento, una voce mai banale con cui misurarsi, un testimone puntiglioso di cui tenere conto. Negli ultimi decenni poi ha fatto passi da gigante come prodotto editoriale imboccando la strada, con pacatezza e rigore, tutt’altro che semplice dell’approfondimento locale.Una scelta difficile e coraggiosa nell’ora dell’overdose informativa in cui è sempre più difficile farsi largo tra notizie, commenti,bufale e assurdi sensazionalismi. Anche nel giornalismo della porta accanto che resta sempre uno dei più delicati da praticare. A Varese poi… Solidarietà dunque piena e totale al direttore Clementi e al coraggioso e simpatico gruppo redazionale.
Consentimi infine un ricordo personale tra i più cari. Nel ’63 quando Monsignor Rossi fu nominato vescovo di Tortona, l’indimenticabile don Sandro Dell’Era, al tempo canonico di San Vittore e l’allora direttore Don Soggetto, chiesero a me giovanissimo direttore della redazione varesina del periodico studentesco Michelaccio, di preparare un inserto speciale su carta patinata dedicato al grande avvenimento cittadino. Una grande responsabilità che cercai di onorare al meglio con la collaborazione di Don Tiziano Arioli, intelligentissimo e arguto insegnante di religione del Liceo Classico Cairoli dell’epoca. Il tutto nell’indimenticabile tipografia di via Cavour sotto la regia del direttore dell’impianto, il burbero, paterno e competentissimo Egidio Persenico.
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