Non facciamo gli struzzi

Il compito dei giornali è informare. Raccontare i fatti. Qualcuno va oltre e ritiene che un buon media debba anche analizzare, interpretare e magari lanciare delle riflessioni. La fortuna di chi come noi lavora con il web, oggi è quella di poter interagire velocemente con i lettori.
Nessun ruolo pedagogico quindi, nessuna presunzione, ma la possibilità di aprire spazi di discussione.
E allora ben venga il fatto che su una notizia terribile e un editoriale come quello di stamattina si siano scatenati tanti lettori.
Da alcuni anni ho scoperto la passione della Vespa. Ho fatto decine di migliaia di chilometri. Un paio di incidenti non gravi e come molti non sempre rispetto i limiti di velocità e le prescrizioni del codice della strada. Uso la Vespa per piacere, ma anche per velocizzare alcuni percorsi di strade intasate dal tanto traffico.
La passione per la moto è sinonimo di libertà e altro.
Detto questo però le posizioni di alcuni lettori lasciano molto amaro in bocca. Non per gli attacchi a chi ha scritto l’editoriale, ma per i contenuti.
Si vada a visitare il sito dell’Asaps, ovvero degli amici della polizia stradale. Siamo di fronte a una carneficina che non ha pari in nessun paese al mondo. E la situazione va peggiorando di anno in anno.
È di questo che stiamo parlando. Delle morti di tante persone. Volete che non ci interessi? Volete che si faccia finta di niente? I giornalisti saranno pure una brutta razza, ma tutti quegli incidenti sono lì a raccontarli, sono lì a fare foto, a cercare di conoscere per poi informare. Si potrebbe smettere di pubblicare queste notizie, ma basterebbe ad evitare i drammi?
Fa sorridere la posizione di chi afferma che non parliamo dei ciclisti o dei pedoni. Guardate i dati e poi ne riparliamo.Come si fa nascondersi dietro simili interrogativi?
La proposta del “chi sbaglia paghi” fatta così, dallo spazio di un giornale è solo una provocazione. Ed è vero che formulata in questo modo sarebbe anticostituzionale, ma il problema resta.
Solo dieci anni fa questo non si sarebbe posto. Oggi se non lo si affronta le ingiustizie diventeranno insostenibili.E per una semplice ragione: questo sistema di welfare non regge più e a pagare resteranno sempre i più deboli. E non ci si venga a raccontare che chi ama le moto sta tra questi.
Quindi nessuna criminalizzazione dei motciclisti. Si prova a ragionare pubblicamente su quali possano essere le vie di uscita, o quanto meno di mitigazione di una tragedia senza fine.
È un’assunzione di responsabilità che ci riguarda tutti. Scelte che vanno mitigate con attenzione e con le dovute eccezioni, ma pensiamoci seriamente.
Tutto questo senza considerare che fare la classifica di quelli che hanno responsabilità serve a poco se poi non si agisce.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Aprile 2007
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