Piano di coordinamento, “Si poteva fare di più?”

L'intervento di Paolo Rizzolo, capogruppo della Margherinta in consiglio provinciale

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Paolo Rizzolo, capogruppo della Margherita in consiglio provinciale, sull’approvazione del piano di coordinamento provinciale

Eccoci giunti, dopo oltre quattro anni di intenso lavoro, all’approvazione finale del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Trattasi, per il nostro territorio provinciale, di un documento necessario, forse indispensabile. La ventilata ipotesi di un rinvio dell’approvazione alla prossima legislatura, se attuata, avrebbe sicuramente causato un grave danno ad un territorio già ampiamente compromesso. La provincia di Varese arriva a questo appuntamento, fra tutte le province lombarde, purtroppo ultima, anche se devo riconoscere che questo ritardo non è imputabile a questa legislatura, ma bensì alle precedenti.

Voglio, innanzitutto, anch’io riconoscere al Vice Presidente De Wolf ed a tutto il suo staff tecnico, il grande impegno profuso per la stesura del piano, la grande competenza e la serietà che hanno contraddistinto tutto il cammino sino all’atto finale di oggi.

Oltre a tutte le considerazioni fatte dal collega Livetti, che anticipano e motivano anche la scelta del nostro voto finale, io vorrei portare all’attenzione di tutto il Consiglio Provinciale anche altre preoccupazioni che coinvolgono anche il nostro già martoriato territorio provinciale.

Dall’ultimo censimento agricolo e dai dati dell’Istat, emergono delle risultanze abbastanza sconvolgenti. Dall’anno 2003 in poi, la cementificazione e l’urbanizzazione hanno subito, su quasi tutto il territorio nazionale, un’accelerazione ed un’impennata spropositata. Infatti, negli ultimi tre anni sono stati abbandonati o urbanizzati territori agricoli in misura maggiore che in tutto il precedente decennio. In tutto il territorio nazionale la superficie agricola utilizzata dalle aziende agricole ha subito, solo negli ultimi anni, una diminuzione di oltre tre milioni di ettari, passando dagli oltre 15 milioni a circa 12 milioni di ettari.

Ma è a livello regionale che tali cifre assumono dimensioni particolarmente gravi. Significativa è la situazione del Trentino Alto Adige dove, in soli tre anni tra il 2000 ed il 2003, è stata abbandonata una superficie agricola utilizzata superiore di oltre dieci volte a quella persa nel decennio precedente. Analoghi dati si registrano in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, ma anche in Umbria, Abruzzo e Campania. Esemplificativo un dato del Lazio: negli ultimi quattro anni la campagna laziale si è ritirata per una superficie superiore all’intero comune di Roma (129.000 ettari).

Una grande fuga dalle campagne che mette peraltro l’Italia sempre più a rischio per l’incontrollata gestione del territorio, che con i cambiamenti climatici in atto espongono sempre più a rischio le comunità locali. Credo sia utile continuare a ripetere come l’attività agricola abbia un ruolo insostituibile ai fini del presidio e delle tutela del territorio. Le derrate alimentari si possono anche acquistare da paesi stranieri, il territorio una volta compromesso non è più rinnovabile.

E la provincia di Varese in quali condizioni si trova? Credo che la situazione sia sotto gli occhi di tutti noi e comunque di chi vuole vedere. In termini di territorio agricolo la nostra provincia ha già dato tanto, anzi certamente troppo ed il grado di antropizzazione del territorio, almeno per la parte sud della provincia ha ormai raggiunto livelli massimi, purtroppo non più recuperabili. Non voglio essere catastrofico, ma siamo ormai giunti al fatidico slogan, che vale anche per molti altri campi, che cita: salviamo il salvabile.

Ma per raggiungere questa meta è indispensabile che anche la nostra provincia cominci a dotarsi di un piano territoriale che, per quanto carente sotto il profilo della sua incisività, possa comunque piantare dei paletti fermi sull’utilizzo del territorio da parte dei futuri piani di governo del territorio, che i Sindaci della provincia dovranno approvare.

E qui si impone la solita domanda, e che ognuno di noi dovrebbe porsi e cioè: si poteva fare di più?

Pur riconoscendo tutti i dubbi e le preoccupazioni più volte espresse dal Vice Presidente De Wolf sulla corretta interpretazione della legge 12, che se mal applicata potrebbe generare dei ricorsi contro la provincia, io ritengo, ma è un mio pensiero personale, che forse si poteva osare qualcosa in più, proprio per rendere questo piano un po’ più incisivo. Anche se la legge 12, come ha già ben descritto Livetti, non lascia ampi margini di intervento, mi sarebbe piaciuto che il piano potesse entrare nel merito di alcuni problemi fondamentali, quali Malpensa, con le relative infrastrutture, la viabilità e la mobilità,  e se vogliamo anche gli stessi ambiti agricoli.

Concludo anch’io con la speranza che il prossimo assessore al territorio della provincia di Varese, speriamo ben coadiuvato dalla commissione, abbia la possibilità, la volontà e la capacità di portare avanti il discorso intrapreso, imponendo anche ai comuni, ove necessario, quelle scelte e quelle decisioni che possano servire alla tutela ed alla salvaguardia del nostro territorio.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Aprile 2007
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