Thomas Larkin, un varesino alla conquista dell’America

Ritratto dell'attaccante dei Mastini e della Nazionale Under 18: da due anni vive negli USA per studiare e migliorarsi. Il sogno? «L'NHL sulle orme di Joe Thornton»

È italo-americana la stella dell’hockey varesino. Si chiama Thomas Larkin, nato a Londra da madre italiana e papà statunitense, ma vissuto sempre nella nostra provincia e più precisamente a Cocquio, se si eccettua una breve parentesi in quel di Varano Borghi. A vederlo fa impressione: diciassette anni non ancora compiuti per più di un metro e novanta di altezza: un gigante.


È già qualche anno che la speranza del disco su ghiaccio nostrano fa avanti e indietro dagli USA, dove frequenta il college in una città vicino a Boston, nello stato del New Hampshire (costa Est), un modo per associare meglio la carriera scolastica e quella sportiva. Larkin gioca infatti nella squadra di hockey della scuola, in una nazione dove il più praticato sport del ghiaccio «ha la stessa popolarità che il calcio ha in Italia», come sottolinea, con un pizzico d’orgoglio, il papà di Thomas.

L’attaccante giallonero, che quest’anno ha trascinato l’under 19 dei Mastini al quarto posto in campionato (e nel 2006 allo scudetto under 16), è appena tornato dalla Slovenia, dove ha indossato la maglia azzurra in occasione dei Mondiali Under 18 di serie B. Proprio durante il suo breve soggiorno varesino abbiamo incontrato Larkin, salutato con affetto dai propri compagni di squadra prima di far ritorno in America.

Thomas, partiamo dalle origini. A che età ti sei avvicinato all’hockey, e chi ti ha fatto scoprire la bellezza di questo sport?
«Ho iniziato a sette anni, trascinato da mio fratello maggiore: lui mi ha trasmesso la passione per l’hockey, poi però ha smesso mentre io ho continuato. Venivo al Palaghiaccio a nuotare, ma mi annoiavo, così sono passato al ghiaccio e non mi sono più fermato».

Quali sono le differenze maggiori fra l’hockey italiano e quello americano?
«Le differenze sono tante. Negli Stati Uniti la pista è più piccola e la componente fisica ha grande importanza, mentre in Italia il gioco è molto più aperto. Tutto sommato però mi diverto di più a giocare in Italia».

E quali le differenze fra la vita italiana e quella americana?
«Beh, quando sono in America dell’Italia mi manca soprattutto il cibo. Mentre un aspetto positivo della mia esperienza negli Stati Uniti è rappresentato sicuramente dagli amici: la vita nel dormitorio, a stretto contatto l’uno con l’altro…siamo tutti amici».

Il sogno di qualsiasi giocatore di hockey è quello di arrivare in NHL, il campionato professionistico americano. E’ così anche per te?
«La National Hockey League sarebbe il massimo, ma per il momento preferisco volare basso. Innanzitutto mi piacerebbe giocare nel campionato universitario di prima divisione, poi vedremo. A Boston c’è una squadra che milita in NHL (i Bruins, ndr), e ripercorrere le orme del mio idolo, Joe Thornton, non sarebbe affatto male».

Come giudichi la tua recente esperienza ai mondiali Under 18?
Positivamente. Abbiamo affrontato squadre forti, come la Bielorussia, la Slovenia e il Kazakistan, e il quarto posto finale è un bel piazzamento. Peccato per alcune sconfitte che si potevano evitare, ma posso dire di essere soddisfatto di questa mia avventura, nella quale ho anche segnato un gol».

Giocare a sedici anni nella rappresentativa nazionale Under 18 sottolinea il valore di Larkin, il cui futuro sportivo si prospetta davvero luminoso. La decisione di lasciare l’Italia per gli Stati Uniti è un ulteriore elemento che certifica la volontà di migliorarsi, senza però tralasciare gli studi: l’attaccante italo-americano resterà oltreoceano per almeno altri quattro anni, mentre a noi non resta che augurargli ogni bene. E allora, in bocca al lupo Thomas, anzi, good luck.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Aprile 2007
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