Milan, festa in piazza per i Campioni d’Europa

Due anni dopo, una rivincita che ha il sapore dolce della vendetta sportiva. Il Milan ha vinto ancora, è tornato sul trono d’Europa dopo aver perso la finale maledetta di Istanbul contro il Liverpool e dopo essere uscita immeritatamente contro il Barcellona, poi campione lo scorso anno. Il Milan che tanti avevano accusato di essere vecchio, ormai da buttare, guidato da Paolo Maldini, oltre 580 partite in maglia rossonera e 5 Coppe dei Campioni accarezzate con le sue mani di difensore, uno dei migliori di sempre. Il Milan che alcuni dicevano bollito, quello di Pirlo, geometra impareggiabile, di un Gattuso sempre criticato nonostante ci metta tutte le partite il 110 per cento, di Dida, bollato da qualche giornalista "solone" improvvisato come un "gatto nero", e invece decisivo ancora una volta nelle partita che più conta. Il Milan di Super Pippo Inzaghi, a lungo in panchina durante la stagione, goleador con la rete nel sangue, fortunato, ma sempre al posto giusto, al momento giusto. Il Milan di Nesta, semplicemente insuperabile quando è in forma, di Oddo e Jankulovksy, Kaladze e Gilardino. Il Milan di Ambrosini, capitano dentro, di un Seedorf che sembra a volte svogliato, ma le cui lacrime alla fine del match contro il Manchester hanno detto tanto. Il Milan di Kakà, il migliore, un autentico fenomeno nella sua normalità di ragazzo dalla faccia pulita, ma dalla mente sveglia e che vede cose che altri, i difensori avversari, non vedono. Il Milan di Carletto Ancelotti, vecchio cuore rossonero: si dice che avrebbe potuto vincere di più, ma ha vinto tantissimo. Il popolo rossonero ha potuto festeggiare ancora nelle piazze ancora una volta, anche a Varese, sotto una pioggia battente, innalzando cori per tutti i suoi campioni, sbeffeggiando lo scudetto dei cugini milanesi che mai negli ultimi 40 anni hanno potuto e saputo giocare su palcoscenici di questo tipo (e i tifosi, quelli veri, portavano scritto con orgoglio sulle magliette di non averne, di cugini), gridando forte i nomi dei propri idoli alla faccia di quelli che dicono che i rossoneri non avrebbero meritato di giocarsi la Champions League e di quelli che hanno tifato per una squadra inglese nella finale della più importante competizione europea. A loro, più che ai tifosi del Milan, è dedicata questa vittoria, il settimo sigillo di una storia che sembra non avere mai fine.