Uomo nudo all’Arena: ma è solo “uno dei tanti”

Che a Milano da qualche tempo le stranezze siano all’ordine del giorno, lo dimostra già da parecchi giorni l’enorme scheletrone dal naso lungo coricato in posizione “più che mortifera” nella piazzetta antistante Palazzo Reale. O le mucche d’autore della rassegna “Cowparade”, che fanno capolino ad ogni angolo di strada e piazza e che talvolta, per comportamenti di incivili o barbari vandali che dir si voglia, finiscono per ritrovarsi imbrattate, mutilate o con “le zampe a mollo”, come è accaduto a quella di piazza Castello finita nottetempo con gli zoccoli nella fontana.

“E’ un esperimento per portare l’arte nel cuore della città e a contatto con la gente”, ha più volte specificato l’Assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi. Un intento – aggiungiamo noi – certamente nobile e meritevole di menzione, capace infatti di meritarsi il plauso di critici e opinione pubblica.

Uguale successo di pubblico non sembra tuttavia riscuoterlo l’ultima installazione voluta dall’amministrazione milanese e realizzata dall’acclamato artista polacco Pawel Althamer.  Un gigantesco pallone aerostatico di venti metri di lunghezza che da qualche giorno fa bella mostra di sé nel cielo dell’Arena Civica nell’ambito della mostra, a firma dello stesso Althamer, One of Many. Eppure “one of many” o, detto in italiano, “uno dei tanti”, Pawel Althamer non sembra davvero esserlo, e ciò considerato che il ciclopico capolavoro davvero poco avrebbe di strano o malvagio se non il fatto di essere un autoritratto dell’autore completamente nudo. E a cui – orribilmente parlando – non manca proprio nulla.   

“Una realizzazione che apre un ciclo di mostre di alto livello”, ha commentato l’Assessore al Tempo libero Giovanni Terzi all’inaugurazione della mostra. Certo, considerati i quaranta metri d’altezza a cui l’originale oggetto è stato collocato, mai affermazione fu più calzante. Ma della stessa opinione non sembra essere la gente che quotidianamente frequenta prati e viali di parco Sempione. “E’ una vergogna”, ci hanno raccontato i genitori di alcuni bimbi che abitualmente trascorrono qualche ora d’aria all’ombra dell’Arena Civica. “Ma come possiamo permettere che i nostri figli giochino a pallone sotto questo “coso”?. “Dovevo arrivare a ottant’anni per assistere a un simile scempio” – il commento di un anziano residente del quartiere.

“Ma non siamo mica nel Medioevo – gli fanno eco Marco, Michael, Filippo e Martina, diciannovenni arrivati apposta da Como per scattare qualche fotografia. “Scrivi – mi prega Marco – che queste iniziative dovrebbero essere portate anche altrove: perché se è solo creando indignazione nella gente che l’arte può aspirare ad essere considerata, allora ben vengano esperimenti di questo tipo”.

Se le lotte fra sostenitori e detrattori si susseguono senza sosta, quel che certo è che in un’ora di permanenza sotto il gigantesco pallone, di curiosi “osservatori” ne abbiamo contati dieci in tutto, cui si sono aggiunte le occhiate distratte di tre “runners” e altrettanti ciclisti.  Un po’ pochini, forse, per il protagonista indiscusso di un dibattito che sta accendendo l’intera città e non solo. 

E che d’altronde pare seguire il flusso degli eventi degli ultimi due giorni: a nessuno sarà infatti sfuggita la foto da guinness di Spencer Tunick raffigurante 20.000 persone, messicane, completamente nude e riportata – in versione nemmeno troppo ridotta – sulle copertine di tutti i giornali di free-press distribuiti in ogni angolo di Milano. E senza sollevare la benché minima lamentela.

Ma forse, come ha commentato lo stesso Althamer a margine della mostra, “dovremmo cominciare a lasciarci sorprendere dal modo in cui percepiamo la realtà: potrebbe dimostrarsi un’esperienza davvero straordinaria”.