“Con mille euro al mese come si fa?”
Protestano anche a Gallarate i metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm, in sciopero per il rinnovo dei contratti
"Con mille euro al mese come si fa?" Se lo chiedono i circa 350 metalmeccanici che hanno preso parte martedì mattina ad un presidio in largo Camussi a Gallarate, in occasione dello sciopero nazionale della categoria. Il presidio, parallelo a quello tenuto nelle stesse ore a Varese, è stato organizzato da Fiom, Fim e Uilm, sindacati di categoria legati alla "triplice" Cgil-Cisl-Uil, per chiedere il rinnovo dei contratti, scaduti a giugno, e protestare di fronte all’assoluta intransigenza della parte datoriale.
«L’adesione allo sciopero è stata intorno all’80%, a Busto come a Gallarate e a Saronno» riferiscono i sindacalisti. «Di fronte ad una situazione senza sbocchi siamo passati ad adottare forme di lotta, dal blocco degli straordinari fino allo sciopero di oggi. Abbiamo in programma altre 12 ore di astensione dal lavoro nel mese di novembre, e il 16 terremo una manifestazione regionale a Milano».
Così Umberto Colombo a nome delle segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil: «Rifiutando le nostre richieste viene messo in discussione il diritto stesso ad adeguare i salari al costo della vita, e con esso si mettono a rischio le tutele normative previste dai contratti. Vi è poi il problema dei precari». Quasi tutte le assunzioni ormai sono di precari, ricorda Mario Pagani della Fiom-Cgil con la collega Oriella Riccardi: «Sono moltissimi, nelle realtà aziendali più piccole a volte la metà e oltre dei dipendenti hanno contratti a tempo determinato. Noi insistiamo da tempo perchè si adottino i contratti di apprendistato, che sono professionalizzanti, ma le aziende li utilizzano poco».
Le richieste dei sindacati sono di un aumento di 101 euro lordi al 3° livello: Federmeccanica e Unionmeccanica hanno offerto meno della metà – «dalla Fiat è arrivata addirittura la provocazione di proporne 30, che potrebbero andar bene… ma solo in aggiunta ai nostri 101» precisano i sindacalisti. Oltre al giusto salario (oggi ci sono metalmeccanici con oltre 30 anni di anzianità e stipendi che non superano i 1200 euro mensili) i sindacati rivendicano garanzie contro il precariato, il riconoscimento della professionalità e orari di lavoro più umani.
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