«Frontalierato, applicazione concreta della globalizzazione»
Robi Ronza, sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia, traccia un bilancio positivo del fenomeno dopo l'annuale incontro bilaterale
Riceviamo e pubblichiamo.
La Lombardia è la regione italiana con
il maggior numero di lavoratori transfrontalieri, nel nostro
caso impiegati in Svizzera: quasi 35.000 nel 2004, e di nuovo in
crescita dopo un periodo di flessione.
Da questa riflessione è partito l’intervento del sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia, Robi Ronza, all’annuale
incontro, che si è svolto a Luino, tra una delegazione
svizzera e una italiana per presentare il rendiconto delle attività realizzate con i ristorni fiscali dell’anno precedente
e la quantificazione dei ristorni per l’anno in corso.
In forza di un accordo entrato in vigore nel 1979, i salari
pagati in Svizzera ai frontalieri lombardi, piemontesi o valdostani vengono tassati soltanto dal fisco elvetico. Poi però
il 40% di tali imposte viene trasferito (ristorno) ai Comuni in
cui risiedono (in Italia). Questa somme devono poi essere usate
per realizzare o riqualificare infrastrutture (strade, scuole,
ospedali, acquedotti) o per fare manutenzione a opere compiute
grazie a precedenti erogazioni.
«La realtà dei frontalieri – ha detto Ronza – se da un lato ha
delle sue specifiche difficoltà, dall’altro è importante non
solo per chi la vive, ma anche per tutta la nostra economia e
società. Anzitutto perché amplia il mercato del
lavoro e dà reddito e occupazione in località che altrimenti
rischierebbero spesso il declino. E poi perché il lavoratore,
vivendo ogni giorno un’esperienza di relazione con un altro
paese, diventa un importante ‘ponte’ naturale tra la terra dove
vive e quella dove lavora.
Nelle zone di frontiera l’internazionalizzazione e la
globalizzazione non sono concetti teorici – ha concluso Ronza –
ma esperienza comune di ogni giorno. E questo contribuisce
positivamente a creare una mentalità e a favorire una formazione
particolarmente adeguata al mondo di oggi. Perciò per la
Lombardia i frontalieri non sono un problema, ma una risorsa che
merita di essere valorizzata».
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