Giannino contro le “bellissime tasse” di Padoa Schioppa
Lo scrittore e giornalista economico di Libero è intervenuto all'assemblea di Confesercenti. Con qualche idea riguardo i tributi d'Italia
Il libro che viene distruibuito gratuitamente ai partecipanti all’assemblea Confesercenti parla per lui e per le sue convinzioni: si intitola "Contro le tasse – Perchè abbattere le imposte si può, si deve e non è affatto di destra". Oscar Giannino, l’autore del volume, direttore del nuovo inserto economico di Libero "Libero Mercato", punta alla provocazione. Una provocazione non ottusamente divisa tra pensiero di destra e pensiero di sinistra, ma che si appella ai dati economici per dire che fare a meno di un po’ di aliquote fiscali fa benealla salute anche dello Stato.
Figurarsi come si sente, a poche ore dall’aver sentito il ministro padoa Schioppa dire che "le tasse sono bellissime": ovviamente, dal pulpito della Confesercenti, dove già si era ampiamente parlato del pessimo rapporto tra spesa pubblica e entrate e dell’atteggiamento negativo nei confronti dei commercianti evasori, Giannino non si è risparmiato, e ha gridato al paradosso, all’assurdità, per una frase simile.
E di fronte alla perplessità della cronista, che bolla come paradossali sia il concetto di "tassa bellissima" sia la pretesa di vivere in una nazione senza tasse, la risposta è netta: "Essere contro le tasse non vuol dire abolirle. Siamo però di fronte a un dibattito cieco dove si rifiuta di prendere nemmeno in considerazione l’abbassamento delle aliquote medie. Non se ne può nemmeno parlare. Dire poi, come Padoa Schioppa, che "le tasse sono bellissime" è addirittura un paradosso, un atto di disonestà pubblica. Perché non è vero che le tasse sono belle e danno servizi pubblici. Le spese per la sanità sono il 4 per cento del Pil, non è vero che servono per questo. E il fatto che lo dica Padoa Schioppa, che è stato banchiere prima che ministro e che non può fingere di non conoscere certe dinamiche, francamente mi addolora".
Frasi ad effetto, che però lanciano la provocazione: possibile mai che non si voglia nemmeno arrontare l’ipotesi di abbassare le aliquote delle tasse, con la scusa che sono buone e giuste? "All’estero le aliquote le hanno abbassate da un pezzo, e sono tra il 20 e il 25 per cento: su queste aliquote massime sono tutti i paesi dell’Europa dell’Est. Tant’è vero che molti delocalizzano lì".
E sorvoliamo sul fatto che i mercati dell’est hanno aliquote basse per bisogno disperato di ricostruire tutto: una situazione che a regime non sarà più così, nemeno per loro. Ma vero è che abbassare le tasse da questo punto di vista funziona. E quand’anche non fosse un’ipotesi praticabile, troppi segni dicono che bisogna fare qualcosa: "Ciò che mi colpisce è che quest’anno associazioni di categoria anche radicalmente diverse tra loro e spesso in disaccordo profondo, convergano nella lotta e si siano unite nelle richieste al governo. Vuol dire qualcosa, questo. Vuol dire che certe esigenze sono superiori agli interessi di rappresentanza delle varie imprese".
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