Inchiesta infettivi: rinviati a giudizio i 13 indagati
Carlo Lucchina, Roberto Rotasperi e Sergio Tadiello sono stati rinviati a giudizio per l'appalto dei lavori di costruzione del nuovo reparto infettivi
A tre mesi dalla chiusura delle indagini, è stato chiesto il rinvio a giudizio per i 13 indagati dell’inchiesta sul nuovo reparto di malattie infettive del Circolo.
Tra gli imputati, lo ricordiamo, figurano Carlo Lucchina, ex direttore generale dell’azienda ospedaliera di Varese e attualmente direttore generale della Sanità per la Regione; il suo successore alla guida dell’ospedale Roberto Rotasperti; e gli ex direttori amministrativi Mario Noschese, ora all’ospedale Niguarda di Milano, e Sergio Tadiello; oltre ad altri due funzionari dell’azienda. Dovranno difendersi dalle accuse di abuso d’ufficio, falso e truffa ai danni della Regione Lombardia, con l’aggravante di aver favorito l’attività di un’organizzazione criminale di stampo mafioso. La richiesta di rinvio a giudizio è stata formulata dai pubblici ministeri Claudio Gittardi e Fabio Napoleone.
L’inchiesta è nata per l’appalto dei lavori alla ditta ditta Russello di Gela che subentrò nel 2001 alla Scuto per la realizzazione dei lavori finanziati dalla Regione. Secondo i pm nel passaggio di consegne non sarebbero state eseguite le verifiche antimafia sulla ditta subentrante, nonostante il
titolare Fabrizio Russello fosse già finito sotto inchiesta due volte per associazione a delinquere di stampo mafioso. Inoltre, nel dicembre del 2002 in contrasto con la legge Maroni era stata approvata una variante al progetto senza i pareri dell’ufficio territoriale, dell’azienda ospedaliera, e soprattutto senza l’autorizzazione della Regione. Variante che avrebbe fatto
salire i costi di completamento dell’opera ben oltre il valore iniziale dell’appalto. L’indagine, condotta dal Gico della Guardia di Finanza, è partita da una denuncia di Nunzio Russello, fratello di Fabrizio, che avrebbe rivelato agli investigatori anche un sistema di false certificazioni messo in atto dal titolare della ditta di Gela per ottenere la concessione ai lavori.
Proprio il giudizio in corso ha rallentato le procedure autorizzative del nuovo reparto che, a distanza di due anni e mezzo dall’annuncio dell’inaugurazione, è ancora chiuso.
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