Invito a cena in volo

E' stata da poco girata la puntata zero di "Flying Kitchen", un'originale rubrica di cucina "volante" ideata da due uomini d'Europa che vivono sul lago Maggiore: Pierre Ley e Peter Ormod

Cosa succede se un goloso di professione incontra un regista di documentari con la passione per gli aerei? Una rubrica di cucina volante.
Non è un motto o un gioco di parole, è quello che è avvenuto veramente lo scorso weekend nelle campagne dell’Hampshire, dove è stata girata la puntata zero di "Flying Kitchen" .

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Flying Kitchen, cucina in volo 4 di 11

Il noto goloso di professione è Pierre Ley (a destra nella foto sopra), critico gastronomico, grande creatore d’eventi che abbiano a che fare con il buon mangiare e bere, uomo d’Europa con passaporto francese e cinque lingue in tasca ma soprattutto – per noi – isprese di nascita e di abitazione. Il regista è Peter Ormrod (di schiena, con la telecamera), ideatore e regista del programma, che ha già realizzato film e documentari per la televisione inglese (era dietro alla macchina da presa del "famigerato" Benny Hill Show…) e pilota di airbus per una nota compagnia aerea. 

Ormrod vive sul lago Maggiore, e per quella un po’ strampalata idea che gli girava in testa non voleva un volto noto della TV inglese: per una rubrica volante di cucina preferiva puntare su di una impronta europea continentale, un po’ latina e un po’ bohémienne. E, leggendo i giornali di qui,  ha “scoperto” che una persona così esisteva, e pure piuttosto vicino a lui: un goloso inconsueto, cittadino d’Europa con la passione per il cibo e in grado di “reggere” egregiamente la conduzione di un programma in inglese. Un incontro che ha funzionato, tanto che è stata girata proprio questo week-end nello Hampshire la puntata “zero”, cioè quella che servirà a convincere le reti inglesi a trasmettere – e quindi ad acquistare – la serie completa, che secondo i piani di Ormrod potrebbe essere girata a primavera del 2008.

"Flying kitchen" è una trasmissione di cucina in giro per l’Europa, alla scoperta dei tesori nascosti della gastronomia del territorio – fin qui tutta roba già vista, anche se la formula ha successo – a bordo di un vero e proprio ristorante volante – ed è qui la novità sulla quale la trasmissione è imperniata –  allestito all’interno di un antiquato e maestoso biplano sovietico Antonov II.

Fotogenico e affascinante, l’Antonov ha anche la capacità di decollare ed atterrare in meno di 400 metri, permettendo alla troupe di raggiungere le più remote e suggestive località senza mai passare per aeroporti internazionali, traffico, vita frenetica e altri ostacoli contro le gioie del palato, posandosi a pochi metri dei “giacimenti” gastronomici. Il protagonista, come un rito, estrae poi la sua bicicletta dall’aereo e si reca per stradine di campagna alla ricerca delle gemme culinarie. Di volta in volta incontrerà uno chef locale che, tornati a bordo dell’Antonov, preparerà davanti alle telecamere le sue delizie servite ad esterrefatti clienti, tutti locali. L’interno dell’aereo si trasforma in un ristorantino di charme, un po’ come una carrozza ristorante delle ferrovie dei primi novecento. L’equipaggio russo (anche se in realtà è inglese, sotto gli ordini del comandante James Black) si trasforma egli stesso  in personale di sala: il burbero capitano Sergei in maître d’hotel, Natasha la hostess un po’ appassita in cameriera, e Dimitri, il co-pilota gigione in improbabile sommelier.

«Per questa puntata "pilota", è il caso di dirlo, è stata scelta la località di Arslesford, nello Hampshire, capitale della coltivazione del crescione – spiega Pierre Ley, di ritorno dall’"avventura" inglese -Quest’umile vegetale ha giocato un ruolo fondamentale nell’alimentazione delle classi meno abbienti dell’Inghilterra vittoriana, e ancora oggi è ossequiato nell’intramontabile tramezzino al crescione, obbligatorio col tè, al contrario dei pasticcini come erroneamente si crede. Sin dall’antichità si attribuiscono al crescione proprietà afrodisiache e innumerevoli meriti curativi. Lo chef invitato della puntata inaugurale è James Flewitt (nella foto sotto), titolare della Cresson Creative, l’azienda di catering inglese pluridecorata per le sue interpretazioni golose di questa pianta, che cresce anche, e in abbondanza, nei ruscelli anche della nostra provincia. Il suo valore gastronomico è indubbio, tanto che i francesi gli dedicano una zuppa, e i suoi usi infiniti. Vedere per credere…».

Con piacere, se la trasmissione arriverà fino a noi: dipenderà, ovviamente, dall’esito di questa puntata zero. Che per il conduttore volante è stata comunque un’esperienza fuori dal comune: «comunque vada, è stata un’esperienza esilarante e professionalmente qualificante – ha commentato Ley con una punta di humor –  Ci sono certamente modi più brutti di trascorrere il week-end».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Ottobre 2007
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