“Io sto al check in da 4 anni e ora voglio essere assunta”
Storia di Caludia, che affronterà una causa a dicembre per il posto a tempo indeterminato
Le storie dei precari di Malpensa in questo ultimo periodo stanno vedendo la luce: una sorta di squarcio che fa emergere un mondo rimasto sommerso e artificiosamente nascosto per troppo tempo. Ci sono i recordman dei contratti interinali, come il caso sottolineato dal Corriere della Sera di Michele Piacenza, che per 27 volte si è visto sottoscrivere contratti senza garanzie e della durata limitata. Ci sono poi i lavoratori che fanno causa alle società di gestione aeroportuale perché cacciati dal posto di lavoro e c’è chi al lavoro ci rimane, ma per tutelarsi va in tribunale contro chi per anni ha concesso solo contratti stagionali e precari. È il caso di Sara, David, Emiliano, Serena e Claudia, lavoratori del check-in di Malpensa, dipendenti di Sea, assunti tra il 2001 e il 2004 che fino ad oggi sono andati avanti con un logorante ping pong tra contratti stagionali e interinali fino a che hanno detto basta.
«Io sono stata assunta nel 2004 a tempo determinato con contratti che all’inizio erano di 3, 4 o 6 mesi al massimo – ci spiega Claudia -. Dal 2004 si sono allungati un po’, l’ultimo che mi hanno fatto è di 14 mesi e scade a dicembre 2007. Anni fatti di lavoro continuo, con le sole pause imposte dalla legge, contratti senza garanzie perennemente rinnovati e senza la possibilità di scatti di livello, maggiori guadagni, ferie e tutte le altre tutele che i lavoratori normali hanno. Non dimentichiamo poi il lato economico: noi prendiamo 1200 lordi di base al mese, mentre un sesto livello assunto da Sea ne prende 1400. A quest’ora penso saremmo almeno al quarto quinto livello ed invece siamo fermi a quattro anni fa». Nel settore check-in i dipendenti di Sea fissi sono circa 400, gli interinali che ruotano sono 200 almeno: solo a maggio sono stati assunti 40 stagionali che hanno finito pochi giorni fa lasciando scoperti alcuni voli: «Il lavoro c’è e continua ad esserci – continua Claudia -, noi continuiamo a lavorare con compiti che nemmeno dovremmo avere, come le prenotazioni, prerogativa dei soli dipendenti Sea. Siamo stanchi, chiediamo di avere diritti e stabilità, l’ultima soluzione che vediamo è quella del tribunale, anche per non dover più sottostare alle continue minacce della perenne reperibilità che Sea ci richiede».
La situazione che coinvolge Alitalia ed il futuro di Malpensa preoccupa , come logico, i dipendenti: «Certo, seguiamo la vicenda con attenzione – aggiunge Claudia -, ma sono convinta che Sea lavori per sostituire le rotte che Alitalia lascerà libere, anche perché l’interesse maggiore, anche se l’ex compagnia di bandiera è fonte di grandi introiti per l’aeroporto, è per le entrate che arrivano dai negozi, e senza passeggeri questi non funzionano. A rischiare in caso di ridimensionamento non sarebbero comunque tutti i lavoratori: al check-in ad esempio lavorano circa 600 persone, 400 fisse e 200 interinali, Alitalia dalle indiscrezioni farà saltare settanta voli in partenza e settanta in arrivo, quindi al massimo perderanno il posto solo parte di questi. A rischiare saranno i più deboli e meno tutelati, anche se vengono pagati e costano meno». Infine, l’auspicio di Claudia e degli altri sei che il 17 dicembre andranno ad udienza: «Vogliamo essere reintegrati a tempo indeterminato. Ci speriamo, da perdere abbiamo poco».
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