Letta, il giovane, lancia la sua sfida

Enrico Letta a Ville Ponti in vista delle primarie del PD. Sostegno a natalità, giovani e coppie i suoi punti salienti. "Abolire le pensioni-privilegio dei parlamentari"

Venerdì sera Varese ha salutato Enrico Letta, candidato alla guida del Partito Democratico, con il pienone della sala convegni alle Ville Ponti e la presenza di figure di rilievo della politica locale, fra cui Marantelli, Adamoli, Alfieri. Letta è arrivato da Milano con rimarchevole puntualità, stanco per il tour de force di questa “campagna interna” per le primarie del PD, ma ancora in possesso delle energie per un discorso sobrio, sensato, centrato su alcuni punti salienti di programma.

Il marchio di Letta è lo stile: è un politico che non alza i toni, non vilipende l’avversario, non parla alle pance o ai cuori, ma alle teste pensanti. E va dritto alla radice dei problemi che identifica come cruciali. Così avviene con quello della natalità, un silenzioso dramma che negli ultimi trent’anni ha visto progressivamente svuotarsi le culle del Bel Paese: di questo passo, ricorda Letta, nel 2040 ci saranno tanti ultraottantenni quanti saranno i teenager, con tutte le devastanti conseguenze socioeconomiche del caso. «Un paese che non fa più figli non vuole un futuro» sentenzia Letta, padre di due figli, passando quindi a fustigare la mentalità distorta che si è creata in Italia e che non favorisce chi ha prole. Per affrontare il problema il candidato alla guida del PD mette al centro la questione femminile, la tutela e il sostegno della donna e della coppia con figli – sposata e non. «Il Partito democratico nasce con l’orizzonte dei prossimi vent’anni, da qui anche il rigore delle Finanziarie, perchè noi già dal 1992 stiamo continuando a scontare ogni anno gli interessi sul debito pubblico maturato in precedenza».  Per le giovani coppie Letta propone sgravi fiscali e un’ampia espansione di servizi essenziali come gli asili nido, che attualmente ospitano, ricorda, solo da un bambino su dieci.

Questa situazione interessa un Paese in cui i giovani, assediati dalla precarietà, sono assenti della politica, come Letta sottolinea con un esempio inquietante. «Nel 1998 diventai ministro, a 32 anni. Ero il più giovane. Oggi, nel 2007, sono il più giovane tra i 45 “saggi” dell’Ulivo, a 41 anni. Non è possibile che il più giovane nel 1998 lo sia ancora nove anni dopo, c’è qualcosa che non va». Le liste a sostegno di Letta, «le uniche presenti in tutti i 475 collegi elettorali d’Italia», ricorda l’interessato, hanno un’età media dei candidati sui 35 anni. E non manca una rappresentanza forte di immigrati («sono i loro contributi, più alti del previsto, che ci hanno consentito di chiudere l’ultima Finanziaria, sapete?»), soprattutto nelle grandi realtà urbane. L’unica cosa che a Letta spiace, come già Adamoli aveva anticipato, concordando in questo giudizio, è il sistema delle liste bloccate: «Non facciamolo più. La gente è stanca dei politici inamovibili, il grillismo lo dimostra. Come possiamo dirci contro la legge elettorale corrente e tenerci le liste bloccate per le primarie?».

Ma le proposte forti di Letta proseguono anche in altri ambiti. Abolire le pensioni privilegiate dei parlamentari, ad esempio, per sostituirle, come in altri paesi d’Europa, con versamenti volontari ad un apposito fondo. Un atto forte per ridare un minimo di credibilità alla politica di fronte a cittadini stanchi e disillusi. Un sì, poi, alla linea dura contro i delinquenti, accoppiato con un no alla concezione post-11 settembre che si debba rinunciare alla libertà per la sicurezza.
Letta non si nasconde dietro un dito anche sui temi infrastrutturali, rivendicando la decisione di giovedì del CIPE di dare il via libera alla Pedemontana, per cui oltre un miliardo di euro è stato messo sul piatto. Idem, annuncia, è accaduto venerdì per la TAV Torino-Lione, un tema su cui l’esperienza di governo gli ha letteralmente aperto gli occhi facendogli cambiare idea. «Il nuovo progetto è concordato con gli enti locali, è migliore e il consenso, anche se non totale, c’è e crescerà col tempo». Idem per l’autonomismo e la struttura federale del partito, con la candidatura condivisa di Maurizio Martina per la segreteria regionale. «Il PD dovrà essere come un ponte in cui ogni singola pietra è essenziale. Solo insieme potremo costruire il più grande partito d’Italia».

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Pubblicato il 06 Ottobre 2007
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