Nel cuore del Verbano il “Parco più bello d’Italia”

I giardini dell'Isola Bella Borromeo sono stati premiati da una giuria di esperti botanici, architetti e storici come i migliori della nazione

Tanto affascinanti quanto delicati. Si presentano così, con i colori dell’autunno che rendono tutto ancor più suggestivo, i giardini dell’Isola Bella Borromeo. Un parco nel cuore del Lago Maggiore che l’azienda Briggs and Stratton, leader internazionale nella produzione di motori da giardinaggio, ha scelto come migliore della nazione. La famiglia Borromeo storica proprietaria delle isolette del Verbano e della Rocca di Angera ha ricevuto questa mattina il premio per il "Parco più bello d’Italia".
E pensare che proprio quell’isola agli inizi del Cinquecento sembrava essere la meno interessante, quella "Inferiore", a confronto con la ricchezza e la cura dell’Isola Madre.

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Negli anni le cose sono però cambiate e di molto: l’isola Madre ha mantenuto il suo pregio di giardino botanico unico nel suo genere mentre l’Isola Bella ha saputo riscattarsi diventando la piccola Versailles del Verbano: «Nel 1600 Vitaliano VI Borromeo volle fare dell’Isola Bella la propria immagine – ha spiegato l’autrice ed esperta storica Margherita Azzi Visentini -. Iniziò così a impegnarsi instancabilmente al progetto botanico e trasfornò in un paradiso quello che un tempo appariva come uno scoglio informe».

I giardini dell’Isola Bella hanno ospitato negli anni le teste coronate d’Europa, scrittori, artisti e migliaia di visitatori: «Tra il Seicento e il Settecento i Borromeo organizzavano delle vere e proprie visite guidate per gli altri nobili europei – ha aggiunto -. Duravano tre giorni, si partiva all’imbrunire da Arona e si arrivava nella notte. Le isole venivano illuminate per creare un’atmosfera magica e le imbarcazioni dovevano sempre arrivare da sud per fare cogliere agli ospiti il lato migliore dei tesori della famiglia Borromeo».

La passione per il bello è stata tramandata negli anni ma non solo da parte dei proprietari. Anche i giardinieri che oggi si prendono cura dei gioielli botanici sono i figli dei figli dei giardinieri che in passato hanno lavorato su quelle stesse piante. Il lavoro è tutt’ora principalmente manuale, sono pochi infatti i macchinari in grado di adeguarsi alle caratteristiche delle isole. Nonostante questo i giardini hanno accolto piante provenienti da tutto il mondo: camelie, ibiscus, cedri, arance, pompelimi, rododendri, azalee, banani e perfino piccole piante carnivore. Nel lato nord dell’isola, quello più freddo e meno esposto alla luce, trovano spazio le piante più forti mentre gli agrumi, i melograni e le piante mediterranee sono state coltivate al sud, dove la luce non manca nemmeno nei mesi invernali.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Ottobre 2007
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