Partito democratico, spazio al confronto

Si presentano i tre candidati alla segreteria regionale e le liste per l’assemblea costituente regionale, alla vigilia delle primarie di domenica

Nasce il Partito Democratico e anche a Gallarate i candidati regionali si presentano ai futuri elettori delle primarie di domenica 14 ottobre: la sala delle scuderie Martignoni era gremita di militanti di DS e Margherita, ma anche di cittadini mai iscritti ai partiti, venuti ad ascoltare Giuseppe Adamoli (che appoggia la candidatura di Enrico Letta) e Riccardo Sarfatti (che sostiene la lista Bindi), Stefano Tosi (lista Veltroni), arrivato in ritardo da Roma con un volo Alitalia.  

«La questione delle alleanze variabili è irresponsabile porla mentre c’è il governo Prodi. Le aperture a Formigoni sono da escludere: no ad alleanze strategiche al centro». Il confronto reale tra i candidati arriva alle dieci e mezza e ad innescarlo è Riccardo Sarfatti, candidato alla segreteria regionale e sostenitore della lista Bindi a livello nazionale. Fino ad allora poco pepe nella discussione, con i candidati che sui temi proposti dal giornalista Riccardo Saporiti – anche scomodi, come la sicurezza e la bioetica – sembravano trovare quasi solo convergenze, a parte piccole sfumature. Sugli equilibri politici al Pirellone, Sarfatti è netto nel rimarcare la logica bipolare, i «due progetti tra loro alternativi». Più realista la posizione di Tosi, che esclude le alleanze variabili, ma si pone il problema di come creare «un baricentro riformista» che non limiti il dialogo con il centrodestra alle sole riforme istituzionali, come indicato da Sarfatti. «Dobbiamo guardare in faccia alla realtà – gli fa eco Adamoli-: i programmi erano disegnati sul recinto delle alleanze, tanto la sinistra che la destra hanno dimostrato di far fatica a governare. Occorre partire dai programmi e definire sulla base di essi le alleanze, non viceversa». 

Altro punto su cui Sarfatti attacca – sostenuto da Adamoli – è il meccanismo elettorale, con il ricorso alle liste bloccate: «Si pensava ad un percorso diverso: un accordo tra le segreterie romane, sia per il leader nazionale Veltroni sia per i candidati regionali». L’esponente della lista Bindi riconosce però che il meccanismo delle quote rosa (50%, con alternanza uomo-donna nelle liste bloccate) è un elemento di novità: basterà a convincere i cittadini che fino ad oggi si sono tenuti lontani dai “vecchi” partiti? Bisognerebbe chiederlo a qualche giovane che ascolta in sala  o ai candidati che si sono messi in gioco nel collegio 5 per l’assemblea costituente regionale: tre le liste presentate per Martina, una per Riccardo Sarfatti, presentatesi nel corso della serata. 

Quanto ai temi sollevati nella prima parte dell’incontro, poche differenze emergono tra i candidati. Primo argomento: la sicurezza, al centro di un dibattito nato dalla vicenda dei lavavetri a Firenze. «La sicurezza è una necessità, ma forse non è una priorità nel dibattito, visto che siamo tutti d’accordo sul fatto che non sia un tema di destra» dice Adamoli, mentre Sarfatti mette in guardia «Tra l’originale e la copia – l’ho imparato da imprenditore- il cittadino sceglie l’originale: che facciamo, inseguiamo la Lega? Inseguiamo singoli fenomeni come rom e lavavetri? Servono anche politiche d’inclusione e soddisfazione dei diritti universali». L’esponente della lista Bindi, però, sottolinea anche la necessità di discutere anche di mezzi, di finanziamenti alle forze dell’ordine, a volte costrette a ricorrere alle proprie risorse personali per fare il proprio dovere. 

Che sia il momento di un accordo tra culture diverse lo dice il breve dibattito sulle questioni bioetiche, a partire dalla legge 40 evocata da una domanda dei moderatori: convergenza tra il liberaldemocratico Sarfatti («va rivista sulla base delle acquisizioni della scienza») e il cattolico adulto Adamoli, che non disertò le urne nel giugno 2005. «Una convergenza che già di oggi, nella difesa della 194 e nella proposta regionale sul testamento biologico», sottolinea Tosi, che coglie l’occasione per sottolineare il successo del sì al protocollo sul welfare uscito dalle urne delle fabbriche e dei luoghi di lavoro: «Il risultato segnala l’avvento di una cultura riformistica di massa». Su questo, accordo totale. Riformismo a vocazione maggioritaria, magari anche autosufficiente dal punto di vista elettorale, da contrapporre alla sinistra radicale.  

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Pubblicato il 11 Ottobre 2007
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