Pirati della strada: un fenomeno dilagante?

In un anno 11.110 casi di omissione di soccorso. Asaps denuncia le pene lievi e la mancanza di monitoraggio

11.110 casi di omissione di soccorso stradale: sono questi gli ultimi dati disponibili su questa grave tipologia di reato, secondo le Statistiche Giudiziarie Penali redatte da Istat nel 2006. Difficile, purtroppo, sapere quante persone restano uccise in Italia in relazione a questo fenomeno, che al momento non è ancora precisamente monitorato.  L’identikit del pirata, tuttavia, è descrivibile: uomo, nella maggior parte di casi, di età compresa tra i 18 ed i 44 anni.

Un fenomeno preoccupante che, secondo Asaps (Associazione Sostenitori Amici Polizia), non viene combattuto nel migliore dei modi: «Le pene sono sostanzialmente inique: da tre mesi a tre anni. Un incensurato, praticamente, non resterà in cella (se mai ci andrà) molto a lungo. Il tema dell’omicidio stradale con l’ipotesi, in questi casi di reato doloso, è assolutamente da affrontare».

Nel corso del 2004 le persone condannate per omissione di soccorso sono state in tutto 910, 118 delle quali di sesso femminile; uno solo aveva un’età compresa tra i 14 ed i 15 anni. Il grosso dei pirati, in questo caso, era di età compresa tra i 18 ed i 24 (236 condannati), tra i 25 ed i 34 (ben 270) e tra i 35 ed i 44 (in tutto 153 condanne). Meno rilevanti le classi d’età più avanzate: tra i 45 ed i 54 anni sono state pronunciate 98 condanne, che divengono 88 nei confronti di imputati tra i 55 ed i 64. Gli over 65 hanno totalizzato in tutto 64 episodi.

Oltre a chiede pene più severe Asaps chiede un monitoraggio più serio di questa pessima abitudine: «Uno studio portato avanti dal nostro osservatorio Asaps – il Centauro, aveva preso in esame 26 episodi gravi di pirateria registrati nel periodo gennaio-marzo, ed aveva evidenziato la letalità del 61,5% degli episodi, avvenuti in larga parte dei casi (65,4%) in ore notturne. La metà esatta dei pirati era stata identificata, e la partecipazione straniera aveva avuto un ruolo attivo nel 19,3% dei casi».

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Pubblicato il 10 Ottobre 2007
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