Verso quale terziario? Il settore del commercio varesino si interroga

Enbil ha presentato la prima indagine dell'osservatorio permanente per lo sviluppo del terziario

Una provincia dove la crisi della manifattura lascia sempre più posto al terziario, ma non al commercio: è questo il primo risultato del nuovo osservatorio permanente per lo sviluppo del terziario, turismo e servizi della provincia di Varese presentato questa mattina alle ville Ponti di Varese.

L’analisi, commmissionata da Enbil, l’ente bilaterale a cui partecipano i sindacati della categoria del commercio di Cgil, Cisl e Uil e la Conferecenti, racconta di un territorio ricco di contraddizioni e in cerca di una identità, possibilmente univoca, che sta perdendo. ma anche di come sia importante definire questo "terziario" di cui tanto si parla, perchè diventi un reale sbocco per i lavoratori che escono dal sistema delle industrie.

«Ricerche come questa evidenziano come questa sia una provincia che va verso il terziario, il che permettte di mettersi a studiare come fare per governarlo – ha sottolineato Lucia Anile, consigliera dell’ente bilaterale Enbil, che ha fatto nascere l’osservatorio – Poi, che questo terziario non è legato tanto più ancora che al commercio ai servizi e al turistico. sono questi i due veri settori in espansione, e quelli i settori verso cui si spostano i lavoratori che escono dalle industrie manifatturiere».

Un’analisi che non vuole essere sterile accumulo di dati. «Lo scopo di quest’incontro era quello di fissare una prima riflessione e siglare la costituzione dell’osservatorio permanente per lo sviluppo del terziario – spiega Gianni Lucchina, direttore di Confesercenti –  Ma non è lavoro che siamo intenzionati a mettere nel cassetto. Questo è un modo per incominiciare a lavorare insieme, studiare un territorio, verificarlo e poi da questa base di partenza lanciare idee che possano avere valore più generale».

Un lavoro comune che per essere veramente efficace dovrà essere non convenzionale: «Questa analisi, molto fine, dell’evoluzione del territorio riflette anche trend che sono più nazionali, come la terziarizzazione: ma non è una esclusività della provincia – ha ammonito infatti  Rossella Locatelli, preside della facoltà di economia dell’università dell’Insubria – E’ più esclusivo della provincia invece il rischio della sua perdita di identità, e lo spezzarsi in due, con un sud sempre più propaggine della città estesa e una nord che non si sente più parte di un territorio unitario. Non per cogliere il  trend delle preoccupazioni ma per trovare tra le pieghe dei dati degli spunti per delle soluzioni. per questo forse vale la pena studiare la trasformazione della popolazione che cambia il terziario: l’aumento della presenza degli immigrati per esempio, che aggiunge un nuovo modello di consumatore».

Un’intenzione condivisa da tutti. E c’è chi azzarda per l’osservatorio altri studi e altre analisi: come il segretario generale della Cisl: «Proviamo a scoprire se le aperture festive aumentano o diminuiscono i consumi – azzarda la Tascone –  questa é una delle prime cose che andrebbero monitorate a favore dei lavoratori».




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Pubblicato il 31 Ottobre 2007
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