In Etiopia, a misurar montagne
Dopo due settimane trascorse nel paese africano, il professor Viganò racconta l'ultima fatica e anticipa la prossima "mission impossible"
Ha finalmente un’altezza esatta il Ras Dejan, quarta vetta più alta d’Africa, la ventitreesima al mondo per prominenza o altezza sul territorio circostante.
Sono 4549 metri, venti in più di quella ritenuta fino ad oggi.
A firmare l’importante impresa è stato un varesino, Marco Viganò, docente dell’istituto tecnico Daverio di Varese, grande appassionato del continente ner, che si propone di promuovere la conoscenza di quel paese alle nostre latitudini.
Profondo conoscitore dell’Etiopia, dove Viganò ha anche una moglie e un’attività imprenditoriale, Marco Viganò l’estate scorsa ha riunito un gruppo di 25 persone tra amici e tecnici per mettere fine alla grande incognita diquesto Paese.
Per la verità, la firma vera e propria l’hanno messa tre tecnici al seguito (Giulio Gorini, Leonardo Pucci e Jeronne Salvat) perchè il Vigano ( come ama lui stesso definirsi) aveva dovuto interrompere la missione.
Prima di arrivare all’altopiano e alla catena del Ras Dejan, il gruppo ha visitato il paese partendo dalla capitale Adis Abeba dove Marco Viganò sostiene una scuoletta per bambini poveri, trovando volontarie che partono dall’Italia per vivere un’esperienza di lavoro con i bambini.
Dopo aver navigato sul lago Tana, dove Viganò sta pensando di avviare un’attività turistica per sfruttare il panorama mozzafiato e le acque tiepide bacino, il gruppo ha visitato la città di Harar, l’unica città fortificata etiope dove esistono porte speciali per far entrare…. le iene.
«Mentre ci stavamo dirigendo verso l’altopiano – racconta il docente varesino – ci siamo imbattuti in un branco di cavalli allo stato brado. Erano meravigliosi».
Quell’incontro ha dato al Viganò l’idea per la prossima "missione impossibile": cercare di quei sette cavalli e impossessarsi di alcuni peli della criniera per effettuare un esame del DNA: «Io credo che questi cavalli appartengano ad un’antichissima stirpe. Non credo che siano i discendenti degli esemplari scappati all’esercito italiano durante la missione in Abissinia».
Il docente è ripartito alla carica: il suo tam tam di aiuto è destinato a scienziati e veterinari con cui condividere un obiettivo dalle premesse esotiche.
La spinta dietro questi viaggi di scoperta sta nel desiderio di ridare una collocazione ad un paese dalle enormi potenzialità per un turismo culturale e naturalistico, dimenticato e difficile da promuovere.
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