L’Uomo, la Bestia e la Virtù: tre facce della stessa medaglia

Da martedì 27 a giovedì 29 in scena all'Apollonio la commedia amara di Pirandello, con una brillante interpretazione di Leo Gullotta

Un grande ritorno al teatro di prosa quello di Leo Gullotta, in queste sere in scena all’Apollonio con "L’uomo, la bestia e la virtù": la prima serata, martedì 27 novembre, ha visto 600 spettatori pronti a lasciarsi coinvolgere dall’umorismo amaro di Pirandello e dal gioco di maschere tra i personaggi in scena. Brillante nella sua comicità Leo Gullotta, che ha interpretato il professor Paolino (l’Uomo), un rispettabile professore che si trova a escogitare un piano per riavvicinare la suaamante (la Virtù, Antonella Attili) al marito (Carlo Valli nei panni della Bestia) e coprire così una gravidanza illegittima.
Se all’inizio ognuno sembra riconoscersi nel suo ruolo, e il professor Paolino condanna l’ipocrisia cui ci condanna la società… alla prova dei fatti sarà il primo a "recitare" per mantenere intatte tutte le apparenze di una famiglia borghese. Così, l’Uomo, la Bestia e la Virtù finiscono per essere vuote e ipocrite maschere. Bravissimo anche Gianni Giuliano, nelle vesti del dottor Nino Pulejo, il medico che preparerà il rimedio afrodisiaco per riavvicinare la Bestia alla moglie.

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Leo Gullotta in L’uomo, la Bestia e la Virtù 4 di 12

Il regista, Fabio Grossi, ha ripreso il tema pirandelliano dell’ipocrisia, dichiarandosi entusiasta della riflessione su questo tema, attuale ieri come oggi. «Mi preme sottolineare la perfetta modernità del soggetto trattato – si legge in un’intervista rilasciata a un periodico dell’Università di Catania – in periodi come questi in cui viviamo, dove l’opportunismo di inizio millennio, il cinismo da villaggio globale, l’ipocrisia da seconda o terza cosa pubblica, tanto bene vedono aderire le ipotesi divenute teoremi: lasciando sempre in zona d’ombra le tanto sofferte città del sole, vittime di perenni eclissi oligocratiche».

Curatissima la scenografia di Luigi Perego, ricca di echi mediterranei: dall’enorme anfora classica a forma di testa femminile al centro del palco, che aprendosi svela i luoghi della vicenda e richiama le maschere che ognuno di noi indossa nella società, alla balaustra che si affaccia su un fondale dai colori cangianti, a seconda dell’ora del giorno, che insieme al rumore delle onde riproduce la terrazza sul mare dei coniugi Perella.

Stasera, giovedì 29 novembre, sarà l’ultima occasione per vedere Gullotta sul palco dell’Apollonio. E, perché no, per le vie di Varese: è capitato di notarlo mercoledì sera in un ristorante del centro dominare la tavolata degli attori, istrionico e accentratore. Bravissimo certo, ma altrettanto pieno di sé, come ha dimostrato anche nell’intervista di presentazione allo spettacolo. Chissà che non sia stato pirandellianamente catturato dalla maschera dell’attore di successo…

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Pubblicato il 29 Novembre 2007
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