Le creazioni Aurora in mostra da Boragno

Stilografiche di raffinato design e grande valore, intarsi preziosi e pezzi da collezione: quando penna si scrive con la P maiuscola

Scrivere è un’arte antica, i cui strumenti cambiano e si modificano nel tempo. Se scrivendo queste righe non tocchiamo alcun foglio, ciò è segno di una profonda rivoluzione tecnologica, che tuttavia non ha affatto messo la parola fine all’epopea della penna. Un’epopea cui ha dato un significativo contributo, dal 1919 ad oggi, la ditta torinese Aurora, il cui nome è da quasi un secolo sinonimo di strumenti ed accessori per la scrittura di qualità. Presso la Galleria Boragno (ingresso da via Milano, nel cortiletto, scaletta asinistra) resterà in esposizione fino a domenica prossima 25 novembre una mostra dedicata ad alcuni tra i più significativi prodotti della casa piemontese. Una scelta non a caso, quella della cartolibreria Boragno, che punta tutto su una rievocazione degli anni Cinquanta e del loro stile, a partire dalla Cinquecento – figlia per eccellenza di quegli anni ruggenti di ripresa, lavoro tenace e impetuoso sviluppo – che faceva bella nostra di sè nel cortiletto.

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Quando la penna è un’opera d’arte 4 di 15

Vari i modelli esposti nelle teche della mostra: si va dall’Aurora88, in resina nera con cappuccio in lamina d’argento, prodotta negli anni Cinquanta e, in una seconda serie, nel 1980, al "cavallo di battaglia" Optima, penna concepita neli anni Quaranta e dotata di una rara riserva di carica che all’esaurirsi dell’inchiostro permetteva di ultimare il proprio lavoro. La sezione storica presenta una serie di eleganti stilografiche in materiali che spaziano dalla celluloide all’ebanite fino alla madreperla, spesso con intarsi e cappucci preziosi in argento e oro: veri pezzi da collezione. Non mancano le creazioni per gli anniversari dell’azienda torinese, o ancora, una penna dedicata al generale Umberto Nobile, sfortunato protagonsita delle spedizioni polari italiane degli anni Venti, un gioiellino che si ricarica con un contagoccee accompagnato, nella sua teca, da una "doverosa" tenda rossa in ricordo della tremenda avventura sulla banchisa artica vissuta da Nobile e dai suoi uomini. Infine, le novità, come la Rosso Fuoco, in produzione limitata. Ad accompagnare queste piccole meraviglie tecniche e di design, che Francesca Boragno espone ai visitatori, oggettistica d’epoca: dalle boccette degli inchiostri a dischi, vecchi quaderni, radio e macchine da scrivere che ricreano uno spaccato del mondo di mezzo secolo fa. Più delle parole, vale comunque una visita: vedere per credere.

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Pubblicato il 24 Novembre 2007
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