Rossini, in gioco tra emozione e finzione

La Camerata dei laghi ha portato in scena "Il signor Bruschino", prima opera lirica a Varese dopo 67 anni. Interpretazione brillante ma pochi spettatori

"Una follia, un’invenzione un po’ matta". Così, probabilmente, i contemporanei di Rossini dovettero commentare la rappresentazione del Signor Bruschino, la farsa che domenica 18 novembre ha riportato l’opera al Teatro di Varese. Un’opera minore rispetto a titoli come Il barbiere di Siviglia o La cambiale di matrimonio, che non ha attirato moltissimi spettatori all’Apollonio ma in compenso ha potuto vantare la presenza di Philipp Gossett, famoso musicologo americano, venuto appositamente a parlare dell’opera, non appena saputo che con il Bruschino la lirica ritornava a Varese dopo ben 67 anni. 

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“Il signor Bruschino” di Rossini 4 di 11

«La prima rappresentazione della farsa fu un vero e proprio flop per Rossini – ricorda Gossett, in un’appassionata e divertente introduzione, con tanto di assaggi musicali della sinfonia eseguiti al piano – i tradizionalisti rimasero sconvolti dalle sue "pazzie", come l’uso di una melodia giocosa su situazioni serie, o la richiesta rivolta ai secondi violini di battere con l’archetto sui paralumi, all’inizio della sinfonia. In realtà Il signor Bruschino ha l’obiettivo di far ridere ma anche di far sentire emozioni profonde, in un continuo gioco tra emozione e finzione».

Al centro della vicenda, infatti, c’è la storia dell’amore impossibile tra Florville e Sofia, promessa sposa al figlio del signor Bruschino. Florville pur di sposare la sua bella si fingerà Bruschino figlio, e dopo mille divertenti equivoci riuscirà a conquistare il sospirato matrimonio. Una storia dominata dall’assurdo, che non a caso nella versione di domenica, resa in chiave moderna dalla Camerata dei laghi, è stata ambientata in un manicomio degli anni Trenta, con tanto di camicie di forza ed elettroshock per il padre di Bruschino, ritenuto pazzo perché non riconosce il suo stesso figlio. Brillanti le colorate scenografie sul palco, anche se purtroppo a causa di problemi tecnici l’allestimento non ha potuto dare il meglio di sé (erano previste, infatti, anche delle proiezioni durante l’opera).

Una prova riuscita invece per i giovani della Camerata dei laghi, che hanno brillantemente dominato la scena con gli interpreti (il baritono Davide Rocca, il tenore Vito Martino e la soprano Brunella Carrari), riportando idealmente l’opera ai suoi albori, come ha ricordato Gossett: «Il Teatro San Moisè di Venezia, dove andò in scena per la prima volta il Bruschino, era un piccolo teatro dove i giovani compositori potevano mettersi alla prova, potendo contare su un budget limitato: quello che cerca di fare oggi la Camerata dei laghi». 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Novembre 2007
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