Cocaina in provincia, sgominata banda italo-albanese
Sedici arresti, tre latitanti, sequestrati soldi, droga e armi. La Guardia di Finanza ha sradicato una vasta organizzazione attiva soprattutto nel Tradatese
Una organizzazione di matrice albanese, ramificata su tutto il territorio provinciale e dedita allo spaccio di cocaina tramite manovalanza italiana è stata sgominata dagli uomini del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Varese con la collaborazione dei comandi di Foggia, Lecce e Olgiate Comasco.
L’operazione – nome in codice Prince 2005 – ha portato in carcere in tutto 16 persone, con tre latitanti ricercati su scala internazionale e 15 indagati a piede libero. Il tutto "corredato" dal sequestro di denaro contante, droga, armi da fuoco di varia natura e un vasto campionario di armi da taglio completato da una mannaia e da un machete utilizzati, pare, a scopo di intimidazione. Agli arrestati il reato contestato è di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
«Si è trattato di un’operazione "vecchio stile", con metodi tradizionali di indagine, che abbiamo effettuato a partire direttamente dal territorio provinciale» hanno spiegato il colonnello Marcello Ravaioli e il maggiore Antonello Urgeghe, affiancati per l’occasione dal procuratore capo di Varese Maurizio Grigo, che ha coordinato le indagini insieme al sostituto Tiziano Masini.
Per concludere l’indagine, durata quasi due anni e partita in seguito all’arresto di due persone che trasportavano circa tre chili e mezzo di coca verso il Varesotto, la Guardia di Finanza ha impiegato circa 120 uomini, con il contributo di tutti i comandi e in particolare di quello di stanza a Malpensa.
In tutto, si diceva, sono sedici le persone rinchiuse nelle carceri di Varese, Busto e Como, dodici delle quali finite in manette nell’ultima fase. Tre invece i latitanti che presumibilmente si trovano in Albania, patria d’origine delle "menti" del gruppo. A capo dell’organizzazione un 26enne albanese ma residente a Tradate, Ervin Farruku (foto a sinistra), e quello che è considerato il suo guardaspalle, Vladimir Elezi di 29 anni, abitante a Malnate. Con loro in manette un altro connazionale, Clirin Suma di 32 anni.
Proprio la zona compresa tra i due centri è inoltre quella dove risiede la maggior parte dei nove italiani arrestati: spacciatori reclutati dai capibanda tra i propri "clienti". Si tratta di Sachemme Pazzia (classe ’71) e Charol Mazzaglia (’83), Daniela Guidali (’63) di Venegono Inferiore, Roberto Piaia (’75) e Andrea Corti (’72) di Venegono Superiore, Francesco Poggi (’72) e Mina Corniola (’74) di Malnate, Ivan Morris Necci (’76) di Cislago e Giorgio Benatti (’76). Rimangono ricercati altri tre pezzi grossi di nazionalità albanese, Besnik Farruku, Florian Dijeri (foto a destra) e Beqiraj Shkelqim.
«Con questi arresti riteniamo di aver assestato un colpo mortale alla banda, che dopo i primi sequestri è stata costretta a "esporsi" sempre di più dandoci modo di raccogliere tutti gli elementi utili a sgominarla» ha concluso il maggiore Urgeghe, che comanda il Nucleo di polizia tribuataria di Varese.
«L’aspetto più importante – ha infine aggiunto il colonnello Ravaioli – è quello di aver fermato la possibilità di riciclaggio. Il rischio è infatti quello che i malviventi possano investire il denaro in attività all’apparenza lecite, andando così a inquinare l’economia regolare».
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