Spaccata alle poste, arrestate due persone

Trovato sul luogo della rapina un cellulare contenente numeri e foto che permettono di risalire ai due. Irruzione della Mobile in un'abitazione: si erano già spartiti il bottino

Avevano pensato a tutto: a come entrare nel retro dell’ufficio postale e ad adattare la sacca dei contanti per meglio intascare il bottino. Addirittura erano arrivati a modificare una mazza per renderla più efficace nello sfondamento della porta blindata dell’ufficio postale. Ma una distrazione, cioè la perdita del cellulare sul luogo del delitto, li ha incastrati. E’ finita con due arresti avvenuti nella tarda mattinata di ieri, 4 dicembre, l’avventura per due uomini che sono accusati di aver assaltato le poste di San Fermo, quartiere varesino, in via Monfalcone. Si tratta di Michele Moschini (nella foto a sinistra), 48 anni, originario di Bonifati, in provincia di Cosenza ma domiciliato a Barasso, con precedenti e di Giuseppe Candente, di Cetrano, nel Cosentino, 30 anni, incensurato.
Proprio di quest’ultimo (nella foto, a destra) il cellulare trovato dagli agenti della Mobile nell’ufficio postale, dal quale è stato un gioco da ragazzi arrivare a ricostruire gli ultimi giorni dell’uomo, arrivato – secondo gli inquirenti – appositamente dalla Calabria, in treno o in autobus, per mettere a segno il colpo. Oltre alle foto con  faccia del proprietario, sul cellulare smarrito erano infatti annotati numeri telefonici di parenti e amici, tra cui quello di Michele Moschini.
Gli agenti della Mobile hanno ricostruito come sarebbero andati i fatti ieri mattina. I due entrano nell’ufficio postale sfondando una porta laterale: il vetro non si infrange, ma il peso delle mazze scardina l’infisso. Una volta dentro si fanno consegnare 30 mila euro in contanti appena portati da un furgone della vigilanza privata, più altri mille in cassa. Arraffato il tutto abbandonano le mazze, una all’interno dell’ufficio, l’altra appena fuori. Restano per terra anche un cellulare e un coltello a serramanico, aperto, e che tra l’altro non è stato neppure estratto nel corso della rapina. Una disattenzione fatale, che permette agli agenti di fare irruzione dopo qualche ora nell’abitazione del Moschini a Barasso. Gli agenti trovano i due coi soldi già divisi in due mazzette da 15 mila euro: secondo la polizia il Candente era in procinto di ripartire per la Calabria. Scattano così le manette per i due; della questione si sta occupando il pm varesino Novara. Al vaglio degli inquirenti anche la possibilità che vi sia una terza persona implicata nella rapina, che per esempio abbia messo a disposizione un’automobile. Ma non solo. C’è da chiarire un possibile nesso rispetto alla rapina di Caldana (Cocquio Trevisago) lo scorso 6 novembre e delle tentate rapine di Velate (7 novembre ) e a Cazzago Brabbia, lo scorso 3 ottobre. Gli inquirenti dovranno sentire i testimoni per verificare se riconoscono i due: il loro identikit è piuttosto inusuale: uno, il Candente, è alto un metro e 80, mentre il Meschini è uno e 60.

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Rapina a San Fermo 4 di 12
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Pubblicato il 05 Dicembre 2007
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