Corteo colorato e unitario per le vie della città

Solo un riferimento a Dell'Utri ha creato un po' di tensione e irritato l'amministrazione comunale. Deposti in Comune i fiori visti i lavori in piazza Risorgimento

Un corteo colorato dai palloncini tricolori distribuiti dall’Anpi, molto partecipato anche grazie al sole, ha commemorato il sessantatreesimo della liberazione a Gallarate. Clima sereno e di festa, solo in parte incrinato dal momento conclusivo della commemorazione, quando Giovanni Martina – che ha parlato a nome dell’Anpi – ha irritato i vertici dell’amministrazione gallaratese, con un riferimento alla proposta di Marcelli Dell’Utri di riscrivere i libri di storia giudicati faziosi.  

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Partito dal cimitero il corteo ha toccato le vie del centro cittadino, con una modifica del percorso: le corone di fiori per commemorare partigiani, soldati e patrioti sono state deposte, dopo la temporanea “demolizione” del monumento ai caduti di piazza Risorgimento, presso la lapide commemorativa all’interno di Palazzo Borghi. Suddiviso come di consueto in “spezzoni” diversi – in testa autorità, forze dell’ordine, dietro le associazioni dei combattenti, in coda le rappresentanze politiche – il serpentone colorato si è mosso unito sulle note di Bella Ciao, di Fischia il vento, dell’inno di Mameli.

In largo Camussi, di fronte al monumento alla resistenza di Arnaldo Pomodoro, i discorsi delle autorità, introdotte come sempre dalla voce di una giovane studentessa. «Il 25 aprile è lo spartiacque tra dittatura e democrazia» ha esordito il sindaco Nicola Mucci, ricordando il sacrificio di migliaia di partigiani e patrioti. Uno sforzo di libertà che trova compimento nella Costituzione, «segno di rinnovamento» verso la società democratica da costruire insieme, per mano di uomini che condividevano alcuni valori «pur partendo da situazioni diverse, pur non nascondendo visioni del mondo diverse». Socialisti, comunisti, liberali e cattolici che costruirono l’Italia repubblicana. Riprendendo un tema toccato già negli anni scorsi, Mucci ha anche chiesto un «ulteriore sforzo di ricostruzione storica» capace di valorizzare «il contributo di tutte le componenti» nella lotta per la libertà». Riferendosi forse più alla vulgata di una resistenza dominata dai comunisti che alla ricerca storica che da tempo riconosce il contributo fondamentale delle varie componenti, il primo cittadino ha ricordato il sacrificio, oltre che dei partigiani armati, anche dei soldati e ufficiali delle forze armate deportati in Germania, dei partigiani bianchi, dei cattolici  (laici e religiosi), delle truppe alleate. E ricorda l’esempio di Teresio Olivelli, partigiano cattolico morto in campo di concentramento, leggendo anche un passo della “preghiera dei ribelli per amore”.  

Giovanni Martina – ex consigliere regionale del PRC – intervenuto su invito dell’ANPI  ha invece criticato il «tentativo revisionista della storia del movimento partigiano attraverso la parificazione di vincitori e vinti», sostenuta da forze politiche «che non hanno radici nella resistenza». E ha attaccato in particolare, tra i revisionisti, il forzista Marcello Dell’Utri («un personaggio condannato in via definitiva per assoociazione mafiosa, vicino all’attuale presidente del consiglio») che pochi giorni fa, in una intervista, aveva parlato della necessità di riscrivere i libri di scuola perché troppo faziosi, partendo proprio dal periodo della Resistenza.

Un attacco – peraltro accompagnato anche da critiche al federalismo fiscale e alla spinta verso il maggioritario e la repubblica presidenzialista – che non è stato gradito dai vertici dell’amministrazione comunale gallaratese, che hanno espresso visibilmente il loro disappunto abbandonando la piazza. Martina ha ribadito poi, a microfono spento, che non si trattava di «una provocazione, ma di un fatto. La provocazione è di Dell’Utri: che titolo ha per riscrivere i libri di scuola?».   

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Pubblicato il 25 Aprile 2008
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