Dipasquale: «Camilleri a teatro? Faticoso, ma ne vale la pena»

Il regista della Concessione del Telefono ci racconta lo spettacolo in scena all'Apollonio dal 18 al 20 aprile

Portare a teatro i best-seller di uno degli autori italiani più amati e popolari del momento non è cosa facile. Ma Giuseppe Dipasquale, regista e direttore artistico del Teatro Stabile di Catania, è sicuramente una persona all’altezza della situazione. Per questo Andrea Camilleri, che al teatro ha dato molto nella sua carriera, l’ha scelto per portare sul palcoscenico i suoi romanzi più belli. Una scelta evidentemente soddisfatta, visto l’entusiasmo che l’ha spinto a dire che "È proprio nella messa in scena che inizia un nuovo viaggio del testo, sempre diverso e sempre nuovo, sempre imprevedibile, sempre disperatamente esaltante".

Così, dopo "Il birraio di Preston", Dipasquale ha firmato un’altra trasposizione di un romanzo di Camilleri, forse uno dei più amati e intricati, "La concessione del telefono". Lo spettacolo fa parte della Stagione Teatrale Comunale di Varese, andando in scena all’Apollonio in tre date, dal 18 al 20 aprile. Trasformare questo libro in un copione non è stato facile, ecco come ci ha raccontato questo lavoro lo stesso Dipasquale.

Dopo "Il birraio di Preston" porta a teatro un altro libro di Camilleri. Ma quali ostacoli si incontrano nell’adattare questo autore?
«È un’avventura difficilissima ma entusiasmante. I testi di Camilleri sono particolari da portare a teatro: da una parte ti aiuta la parola dei personaggi, che si adatta bene ai copioni. Dall’altra il plot è molto aggrovigliato, e presenta diversi ostacoli nell’adattamento. Siamo arrivati alla stesura di partenza dopo ben nove copioni».

"La concessione del telefono", poi, ha già una forma particolare, divisa tra quelli che Camilleri definisce "cose scritte" e "cose dette". Come ha reso questa particolare forma narrativa?
«Esatto, per il 50% è epistolare, la restante metà è di dialogo. Il dialogo è stato facile da portare, ma tutta l’altra parte è quella da cui si costruiscono i profili dei personaggi. Diciamo che quella metà vale tre adattamenti!».

Parlando di questo spettacolo dice che è una "metafora popolare", cosa intende con questo?
«Credo sia un metafora popolare del meridione: la quantità di emergenze che il sud ha portato allo stato centralista ha avuto come risposta un risultato cartaceo, non di azioni ma di burocrazia. Ed è questa la metafora di fondo che sottende alla storia assurda del protagonista».

La collaborazione con Camilleri sembra davvero affiatata. Replicherà?
«Per ora posso dire che si replicherà l’anno prossimo, "Il birraio di Preston" ha avuto vita breve, quindi lo riporteremo sul palcoscenico».

I fan di Camilleri, ma non solo, non possono perdere questo spettacolo. I biglietti costano 28, 23 o 18€. Per ulteriori informazioni consultate il sito del Teatro.

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Pubblicato il 17 Aprile 2008
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