Gli orti urbani di Samarate, per incontrarsi coltivando in città
Inaugurati i primi diciannove orti, di cui uno affidato ad una cooperativa sociale. Il Comune offre gratuitamente il terreno cintato e l'allacciamento idrico
Per ora sono solo fazzoletti di terra incolta e punteggiata dai sassi, ma in futuro si riempiranno di verde e di verdure e magari anche di qualche fiore qua e là ad ingentilire l’ambiente, tra i muri grigi di vecchi edifici e la collinetta del Montevecchio a far da sfondo. Un piccolo progetto quasi in controtendenza tra tante grandi realizzazioni delle città circostanti: a Samarate si inaugurano una ventina di “orti urbani” messi a disposizione gratuitamente dal Comune ai cittadini.
A tagliare il nastro all’ingresso del terreno prescelto e adeguatamente cintato, il sindaco Vittorio Solanti e l’assessore ai servizi alla persona Paolo Bossi. «E’ un mio piccolo sogno – ha spiegato il primo cittadino samaratese -, nato oltre trent’anni fa durante un viaggio in Polonia: intorno alle grandi e medie città, oltre i palazzi, c’erano sempre degli orti, che creavano momenti di socializzazione e punti di incontro per le persone». Di qui l’idea dei replicare l’esperienza anche a Samarate, seguendo l’esempio di molti comuni, da Roma a Padova, ai piccoli centri dell’hinterland milanese e torinese. «Abbiamo usato un’area di proprietà comunale acquisita negli anni novanta e per attrezzarla è servita solo una modestissima spesa».
L’idea di recuperare delle zone all’agricoltura presso le grandi città o in territori, come il basso varesotto, fortemente urbanizzati, non è recente, ma negli ultimi anni è in forte crescita anche in Italia. Un ritorno al passato, per certi versi, quando anche dentro i grandi abitati esistevano ancora molti orti e il rapporto tra città e campagna era meno impermeabile di oggi. Così sono spesso rinati spazi verdi fin dentro la cerchia dei bastioni a Milano o sulle sponde del Tevere a Roma. A volte sono spontanei come spontaneo è il ritrovarsi dei pensionati e dei cittadini-coltivatori, più spesso sono organizzati dai comuni, che mettono a disposizione terreni, materiali e allacciamento idrico. Servono a portare a casa qualche verdura, ma soprattutto per creare momenti d’incontro e di svago. Ma anche a non creare una frattura definitiva tra la poca campagna rimasta e gli abitati, dove lo sfruttamento intensivo dei terreni edificabili ha visto la scomparsa, insieme alle vecchie case di ringhiera, degli orti che dividevano le proprietà.
Forse definire gli orti come “urbani”è fin troppo per un piccolo centro come Samarate. Però il nome del progetto ha un senso se si guarda a questa prima realizzazione: un terreno in via Milano, affiancato dalle villette e da edifici oggi abbandonati, a pochi passi dal centro del paese. Recintato e accessibile attraverso un cancello le cui chiavi sono state affidate agli assegnatari, il terreno è suddiviso in diciannove piccoli lotti, con tanto di rubinetti per l’irrigazione. Al centro, una casetta in legno servirà da deposito per gli attrezzi comuni. Diciotto lotti – di circa
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