Inseguiti da un cane feroce al sapore di Big Bubble

La neoavanguardia disorienta il visitatore che si imbatte nella Fiera internazionale d'arte moderna e contemporanea

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Un orso di Big Bubble 4 di 13

È un viaggio oltre i confini dell’arte quello tra i padiglioni del MiArt tra colori, provocazioni, citazioni, bellezza e ironia. Sembra di muoversi tra le pagine di Carrol con Alice in un sogno surreale: conigli appesi alle pareti, teste di signore spaventate, mani con pastelli che spuntano dai muri, luci al neon.

È un’arte che si prende in giro, che si autocita, che gioca con ironia e a volte con cupezza, che mischia linguaggi e sperimentazioni diverse.
Così nel moderno s’incontrano le muse inquietanti nelle piazze stranianti di De Chirico, i mondi perduti di Savinio e ci si perde in un’aura metafisica per poi riprendere le coordinate spazio temporali nelle locandine di Mimmo Rotella che ci riportano alle nostre icone cinematografiche, alle citazioni pubblicitarie. E’ poi Fontana a farci precipitare nei suoi tagli, come se bastasse una ferita nella tela ad entrare in nuovo mondo, un gesto, solo un gesto a rimettere in discussione secoli di arte figurativa. C’infileremo poi tra le sfere di Arnaldo Pomodoro che si rompono sotto i nostri occhi svelandoci la complessità sotto la levigatezza delle forme. Sorrideremo poi con le creazioni di Baj, i suoi personaggi con gli occhi a forma di bottoni e fiori al posto del sorriso e ci perderemo nella creazioni psichedeliche di Vasarely in un vortice geometrico di colori. Come non incontrare le Marilyn di Andy Warhol, rabbrividire davanti alle sue colorate sedie elettriche o trovare un barattolo di zuppa Campell’s. E’ la volta di sorvolare le mappe di Alighiero Boetti o incrociarsi con le linee o le macchie di Hans Hartung.

Nei padiglioni di contemporaneo e anteprime si amplificano le suggestioni: ci si imbatte in cani e orsi feroci al sapore di Big Bubble, manichini in dimensioni reali che chiedono l’elemosina, teste di nuotatori, rane rosa, boschi che spuntano dai muri…Mondi che si creano, mondi che si distruggono, mondi che svaniscono come un rivolo d’acqua che scompare gradualmente tra le linee delle mani dell’artista come a voler trattenere qualcosa destinato a scivolare via.

Il corpo dell’artista è centrale in questo viaggio nella neo- avanguardia che diventa esso stesso arte, performance. L’arte è tanto astratta quanto corporea, cupa quanto giocosa, inutile quanto funzionale. Gli oggetti artistici diventano design, pensati per prendere vita nelle nostre case. Accanto alla pittura, alla scultura, agli oggetti, la fotografia entra nella fiera con La Chapelle, Luisa Raffaelli e tanti altri giovani artisti che costruiscono significati con gli scatti fotografici. Le parole entrano con forza nelle opere, dal futurismo in poi sono state protagoniste insieme alla figurazione o alla scomposizione. Frasi urlate, sussurrate, nascoste ci rincorrono tra i padiglioni «Tutto è ego…L’intuizione è la realtà cosciente urtata nel buio…Prostitution is a mental doing».

Forse è la domanda di Alice che frulla alla fine del viaggio nella testa di molti visitatori sperduti nell’immenso panorama dell’arte contemporanea: «Volevo solo chiedere che strada devo prendere» e al posto dello stregatto un coniglio blu in cima a un pila di secchi di colore con sguardo lungimirante dirà: «Beh, tutto dipende da dove vuoi andare».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Aprile 2008
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